lunedì 26 marzo 2012

Le imprese marginali, inframarginali, extramarginali e l'equilibrio dell'impresa monopolista

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative alle imprese marginali, inframarginali, extramarginali e sull'equilibrio dell'impresa monopolista.

Di seguito vi riassumo tali argomenti che sono stati letti ed esposti.

IMPRESE MARGINALI, INFRAMARGINALI ED EXTRAMARGINALI

Se il prezzo del bene di un mercato di concorrenza perfetta è un dato fisso per le imprese, non è così per i costi di produzione. Possiamo dire che ciascuna impresa ha le proprie curve dei costi e ciò condiziona notevolmente la possibilità di conseguire profitti sul mercato.

E' importante al riguardo confrontare il valore del prezzo con il punto di fuga dell'impresa dove il costo unitario medio è al suo livello più basso.

Le imprese il cui punto di fuga coincide con il prezzo realizzano l'ottimo tecnico ma non conseguono alcun extraprofitto: vengono dette per questo imprese marginali, poiché operano al limite delle possibilità offerte dal mercato.
Ogni diminuzione del prezzo, anche minima, renderebbe i costi superiori ai ricavi e costringerebbe l'impresa a uscire dal mercato. La possibilità per l'impresa mrginale di continuare a esistere deriva dal fatto che il profitto normale dell'imprenditore è assicurato, poiché come sapiamo, esso è ricompreso nei costi di produzione.

Le imprese che hanno il loro punto di figa al di sopra della linea del prezzo sono dette extra arginali e teoricamente non avrebbero alcuna ragione di esistere, se non per brevi periodi. Tali imprese sono infatti destinate a produrre in perdita, poiché a qualunque livello di produzione il costo supera il ricavo.

Le imprese che hanno il loro punto di fuga al di sotto della linea del prezzo sono al contrario definite inframarginali e sono le sole che conseguono un extraprofitto dalla prooduzione.

Nel regime di monopolio una sola impresa è l'unica venditrice di un bene o servizio per il quale non esistono surrogati.

E' condizione fondamentale del regime di monopolio quella della non facile sostituibilità del bene. Se il consumatore potesse infatti sostituire il prodotto del monopolista con altri beni similari, il potere dell'impresa risulterebbe fortemente ridimensionato.

L'impresa monopolista, a differenza di quella concorrenziale pura, non è costretta ad accettare il prezzo così come si determina sul mercato, ma può essa stessa stabilirlo.
Viene detta per questo impresa price maker ("fa il prezzo").

Tuttavia, il potere del monopolista non giunge al punto di sovvertire la legge della domanda secondo la quale, come sappiamo, la quantità richiesta è in funzione inversa rispetto al prezzo.
L'impressa ha davanti a sé due alternative: fissare il prezzo del bene, in tal caso la quantità della domanda sarà stabilita dai consumatori; oppure determinare la quantità della produzione, accettando allora il prezzo di vendita imposto dagli acquirenti. Il monopolista non può dunque controllare contemporaneamente il prezzo e la quantità.

La curva della domanda ha perciò in questo mercato il suo solito andamento decrescente ed essa corrisponde al valore del ricavo medio (Rt/Q), cioè del prezzo.

Il persistere della legge della domanda all'interno del mercato di monopolio spiega perché il ricavo marginale per il monopolista abbia un valore più basso rispetto al ricavo unitario medio. Se infatti l'impresa vuole aumentare il volume della produzione deve necessariamente ridurre il prezzo del bene.

martedì 13 marzo 2012

L'invalidità, l'inefficacia e la nullità del contratto

Oggi durante l'ora di diritto abbiamo letto le due pagine relative all'invalidità, l'inefficacia e la nullità del contratto.

L'INVALIDITÀ E L'INEFFICACIA DEL CONTRATTO

Secondo l'ordinamento giuridico, le situazioni che possono rendere invalido il contratto sono molteplici, e in funzione della loro natura e gravità comportano conseguenze diverse.

In particolare il contratto può risultare:

- Nullo;
- Annullabile;
- Rescindibile;

L'inefficacia consiste nell'incapacità del contratto a produrre i suoi effetti.

Le situazioni che concretamente possono verificarsi sono le seguenti:

- Il contratto è valido ma non ancora efficace tra le parti perché è sottoposto a termine iniziale o a condizione sospensiva. Per esempio, se concludiamo un contratto di lavoro con inizio dal mese prossimo (terminare iniziale) oppure condizionato alla partecipazione a un master negli USA (condizione sospensiva) il contratto è valido fin dal momento della sua conclusione, ma produrrà i suoi effetti (inizieremo a lavorare e percepiremo lo stipendio) solo a partire dal mese prossimo o quando avremo frequentato il master.

- Il contratto è valido e produttivo di effetti, ma diverrà inefficace per effetto di un termine finale o per il prodursi di una condizione risolutiva.

- Il contratto è valido tra le parti ma inefficace nei confronti di terzi o, come anche si dice, è inopponibile ai terzi. Per esempio, se concludiamo verbalmente una vendita immobiliare, il contratto è invalido per mancanza della forma prescritta dalla legge ed è anche inefficace perché non è idoneo a produrre gli effetti giuridici voluti dalle parti.

LA NULLITÀ DEL CONTRATTO

La nullità è una forma di invalidità, talmente grave da non consentire al contratto di produrre alcun effetto.

Stabilisce, in via generale, il primo comma dell'art. 1418 c.c.: Il contratto è nullo quando è contrario a norme imperative, salvo che la legge disponga diversamente.

Nei commi successivi lo stesso art. 1418 c.c. aggiunge che il contratto è nullo anche:

- Se manca uno dei suoi requisiti essenziali (accordo, causa, oggetto, forma quando è richiesta dalla legge).

- Se la casa è illecita o è illecito il motivo che ha determinato in via esclusiva entrambe le parti a concludere il contratto.

- Se l'oggetto è illecito, impossibile, indeterminato o indeterminabile.

- Negli altri casi stabiliti dalla legge.

La concorrenza perfetta, i mercati contendibili e il monopolio assoluto

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative alla concorrenza perfetta, i mercati contendibii e il monopolio assoluto.

Di seguito vi riassumo tali argomenti che sono stati letti ed esposti.

LA CONCORRENZA PERFETTA

Le condizioni richieste perché si abbia questa forma di mercato sono numerose e difficilmente verificabili nel loro insieme contemporaneamente.

LE CARATTERISTICHE DELLA CONCORRENZA PERFETTA

Sia la domanda che l'offerta devono essere suddivise in un numero elevatissimo di soggetti economici, ciascuno di dimensioni così ridotte da non poter influenzare in alcun modo il mercato (si parla a proposito di atomizzazione o polverizzazione della domanda e dell'offerta).
In pratica, la quantità domanda e la quantità offerta da ciascun soggetto è così bassa da non incidere minimamente sulle curve della domanda e dell'offerta, il cui andamento resterebbe esattamente lo stesso anche senza il contributo di quel determinato soggetto.

Non devono inoltre sussistere ostacoli di alcun genere all'ingresso di nuovi operatori economici sul mercato.

Il mercato di concorrenza perfetta deve avere poi un grado elevatissimo di trasparenza delle informazioni, cosicché ogni operatore deve essere in grado di conoscere immediatamente le condizioni dell'offerta e della domanda.
Si tratta di un presupposto fondamentale. Se il consumatore infatti non potesse confrontare la qualità e il prezzo dei prodotti offerti non potrebbe compiere le scelte più convenienti e ciò finirebbe per alternare il gioco della concorrenza tra le imprese e quindi il meccanismo automatico di mercato. Non l'impresa più capace finirebbe per prevalere, ma quella più visibile.

I MERCATI CONTENDIBILI

Gli effetti benefici della concorrenza perfetta si realizzano tuttavia anche in essenza dei requisiti richiesti dalla forma di mercato, purché sussistano le condizioni del cosiddetto mercato contendibile.

Un mercato contendibile è caratterizzato da una perfetta accessibilità per l'assenza di barriere all'entrata e all'uscita.

In particolare il mercato contendibile presuppone che:

- Non esistano costi irrecuperabili (costi affondati, sunk costs): l'impresa che esce dal mercato deve essere in grado di recuperare il valore residuo degli investimenti effettuati;

- Sia possibile una veloce entrata e uscita anche per poco tempo (cosiddette scorrerie competitive o politica del mordi e fuggi, hit-and-run).

In presenza di siffatte condizioni contendibilità, l'impresa anche di grandi dimensioni e con possibilità di imporre i propri prezzi, preoccupata della concorrenza potenziale rappresentata dall'incombente minaccia dell'entrata sul mercato di altre imprese, fisserà il prezzo della propria merce ai livelli della concorrenza perfetta.
Se, infatti, approfittando del suo momentaneo potere contrattuale, l'impresa stabilisse un prezzo più alto, nuovi concorrenti potrebbero affacciarsi sul mercato praticando prezzi più bassi e quindi conquistando il mercato, per poi uscirne, senza costi aggiuntivi, una volta cessata l'occasione di profitto.

Il mercato contendibile quindi può impedire alle imprese esistenti lo sfruttamento del proprio potere di mercato anche al di fuori del regime di concorrenza perfetta.
La teoria dei mercati contendibili è alla base delle politiche di deregolamentazione attuate, soprattutto negli Stati Uniti, negli ultimi anni. Un settore dove si registra frequentemente la presenza del mercato contendibile è quello agricolo.

IL MONOPOLIO ASSOLUTO

Un'altra forma di mercato pura, raramente presente nella realtà economica, è il monopolio assoluto caratterizzato dalla presenza di una sola grande impresa in grado di influire sulle condizioni di mercato e di determinare il prezzo della merce.

Per avere monopolio assoluto occorre non solo che l'offerta sia concentrata tutta in una sola impresa, ma anche che non sia data in alcun modo la possibilità ad altre imprese di entrare nel mercato. La domanda è suddivisa tra un numero elevato di soggetti tra di loro concorrenti e indipendenti.
Il bene offerto, inoltre, deve essere unico e senza surrogati, giacché la possibilità di sostituire il bene in monopolio con altri beni simili, ridurrebbe notevolmente il potere dell'impresa. Come si può intuire, anche questa forma di mercato presenta scarse possibilità di applicazione pratica e, al pari della concorrenza perfetta, appare come un modello puramente teorico.

LE CARATTERISTICHE DEL MONOPOLIO ASSOLUTO

- Occorre anche che nessuna altra impresa possa entrare nel mercato.

- Il bene offerto è unico e non esistono surrogati.

- Il monopolista può influire sulle condizioni di mercato e stabilire il prezzo di vendita della merce.

I VARI TIPI DI MONOPOLIO

Il monopolio può essere originato dalla proprietà esclusiva di una determinata risorsa, ad esempio della sorgente di una particolare acqua minerale effervescente (monopolio naturale) oppure dalla titolarità di un brevetto o di una concessione amministrativa in esclusiva (monopolio legale), oppure essere l'esito finale della concorrenza tra imprese che ha portato all'affermarsi di un'unica azienda i cui enormi volumi di produzione raggiunti permettono di trarre vantaggio dalle economie di scala a tal punto da produrre a costi insostenibili per ogni altra impresa concorrente (monopolio di fatto).

IL MONOPOLIO PRIVATO E PUBBLICO

Si usa distinguere tra monopolio privato, in cui l'unica impresa produttrice è privata, e monopolio pubblico, quando è lo Stato ad assumere il ruolo di monopolista.

Il monopolio pubblico può essere di due tipi

- Fiscale; lo Stato si riserva in esclusiva la produzione di un bene o di un servizio allo scopo di realizzare un'entrata fiscale imponendo tariffe assai superiori rispetto ai costi di produzione (come accade, ad esempio, con le lotterie nazionali o la vendita del tabacco);

- Sociale; ha lo scopo di assicurare alla popolazione beni e servizi ritenuti di primaria importanza (ad esempio, energia elettrica, acqua, telefoni) a prezzi e condizioni favorevoli, sottraendoli al potere contrattuale dei privati; in tal caso lo Stato produce a tariffe inferiori rispetto ai costi di produzione, coprendo le perdite con il prelievo fiscale.

martedì 6 marzo 2012

Esercizi sui verbi modali in inglese

In questi due giorni l'insegnante di inglese ci ha consegnato alcuni fogli con degli esercizi sui verbi modali in inglese.

Di seguito vi riporto le foto raffiguranti tali fogli in modo che anche voi possiate esercitarvi.









La nozione di mercato, la domanda e l'offerta di mercato

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative alla nozione di mercato, alla domanda e all'offerta di mercato.

LA NOZIONE DI MERCATO

Dobbiamo considerare che il consumatore e l'impresa non vivono isolati e su piani distinti, ma operano all'interno della stessa realtà economica e sono destinati necessariamente a incontrarsi e a influenzarsi.

I consumatori costituiscono la domanda, mentre le imprese rappresentano l'offerta e il loro incontro da vita al mercato.

L'incontro tra coloro che domandano e coloro che offrono beni e servizi, dove si formano i prezzi e avvengono gli scambi è detto mercato.

Nella teoria economica il mercato non si identifica necessariamente con un luogo geografico, uno spazio fisico (ad esempio una piazza o un edificio pubblico), come è invece generalmente inteso nel linguaggio comune. Esso è, piuttosto, l'insieme delle contrattazioni relative a un determinato bene o servizio che può avvenire anche tra soggetti distanti da loro, per mezzo, ad esempio, del telefono o di un computer.

Esiste un mercato per ogni bene o servizio: c'è, ad esempio, il mercato del petrolio, dell'oro, delle auto usate, dei computer, delle assicurazioni, del caffè, etc.
In base al tipo di bene scambiato si distingue il mercato dei prodotti, il mercato del lavoro e il mercato dei capitali.
A seconda poi che le contrattazioni avvengano tra consumatori e imprese o tra imprese, e quindi in relazione alle quantità scambiate, si distingue rispettivamente tra mercato al dettaglio e mercato all'ingrosso.
In base all'apertura del mercato agli operatori economici di altri Paesi, si distingue tra mercato aperto e mercato chiuso.
In relazione alla dimensione del mercato, cioè alla sua estensione geografica di riferimento, si distingue ancora tra mercato locale, nazionale, europeo, internazionale, sebbene questa ultima classificazione abbia perso gran parte della sua importanza con l'avvento della new economy.

LA DOMANDA E L'OFFERTA DI MERCATO

La domanda e l'offerta di mercato non sono quelle individuali che, come sappiamo, si riferiscono al singolo consumatore e al singolo imprenditore, ma quelle collettive o aggregate, risultato della somma delle domande e delle offerte individuali.
Conviene precisare questi concetti.

La domanda individuale è la quantità di un bene o servizio che un soggetto è disposto ad acquistare a un determinato prezzo in un determinato momento.

La domanda collettiva (o di mercato) risulta dalla somma delle domande individuali nell'ambito di un determinato mercato.

L''offerta individuale è la quantità di un bene o servizio che la singola impresa è disposta a vendere a un determinato prezzo in un determinato momento.

L'offerta collettiva (o di mercato) risulta dalla somma delle offerte individuali nell'ambito di un determinato mercato.

Ricorderemo che in base alle leggi della domanda e dell'offerta, le variazioni del prezzo determinano mutamenti direttamente e inversamente proporzionali rispettivamente alla quantità offerta e di quella domandata.
Queste stesse leggi trovano applicazione anche per la domanda e l'offerta collettiva trattandosi, come abbiamo detto, di grandezze aggregate. Pertanto, possiamo rappresentare graficamente la domanda e l'offerta di mercato con le due curve a noi note.

La reattività della domanda e dell'offerta di mercato alle variazioni del prezzo è indicata dal coefficiente di elasticità dato dal rapporto tra la variazione della quantità e la variazione del prezzo.
La domanda e l'offerta si dicono elastiche quando la reattività è elevata per cui la misura della variazione è superiore a quella subita dal prezzo. Al contrario, sono dette rigide quando le variazioni sono modeste anche a fronte di sensibili variazioni di prezzo.

Lo scioglimento del contratto e gli effetti del contratto nei confronti di terzi

Oggi durante l'ora di diritto abbiamo letto le due pagine relative allo scioglimento del contratto e gli effetti del contratto nei confronti di terzi.

LO SCIOGLIMENTO DEL CONTRATTO

L'art. 1372 c.c. nel primo comma dispone: Il contratto ha forza di legge tra le parti. Non può essere sciolto che per mutuo consenso o per cause ammesse dalla legge.

Analizziamo la norma per meglio capirne il significato.

- Il contratto ha forza di legge tra le parti significa che, una volta raggiunto l'accordo, le parti sono obbligate a rispettarne il contenuto come se fosse il contenuto di una legge.

- Non può essere sciolto che per mutuo consenso significa che, di regola, una parte non può, con decisione unilaterale, venire meno agli impegni assunti contrattualmente.
Può farlo solo con il consenso dell'altra parte, cioè raggiungendo con questa un nuovo accordo che rimuova gli effetti del precedente. Per esempio, se un imprenditore si fosse contrattualmente impegnato a inviarci una certa quantità dei suoi prodotti, potrebbe sciogliersi da tale impegno solo con il nostro consenso. In mancanza di questo mutuo, cioè reciproco, consenso, la parte che si rendesse inadempiente sarebbe tenuta a risarcire i danni causati.
Tuttavia, nel concludere il contratto, le parti possono lasciare aperta una vita d'uscita concordando preventivamente la possibilità, per una o per entrambe, di recedere unilateralmente. Si parla, in questo caso, di recesso convenzionale.
Il recesso convenzionale è spesso accompagnato dalla prestazione di una caparra penitenziale con la quale la parte che recede compensa l'altra per i disagi conseguenti al proprio ritiro.

- O per cause ammesse dalla legge significa che, talvolta, anche se le parti non lo hanno concordato, la legge consente ugualmente di sciogliersi dal vincolo contrattuale senza chiedere il consenso all'altra parte. Si parla, in questi casi, di recesso legale.

GLI EFFETTI DEL CONTRATTO NEI CONFRONTI DI TERZI

Poniamoci una domanda: potrebbe mai accaderci di scoprire di essere debitori o di aver perso un diritto a causa di un contratto al quale non abbiamo partecipato?
Per esempio, potrebbe accadere che l'amico con il quale abbiamo acquistato una baita in montagna la venda senza consultarci: noi ci troviamo obbligati a cedere la nostra quota al compratore?

La norma che ci rassicura in questo senso è nel secondo comma dell'art. 1732 c.c.: Il contratto non produce effetto rispetto ai terzi che nei casi previsti dalla legge.

Nessuno dunque può ritenersi obbligato per effetto di un contratto al quale non ha partecipato.

Costituiscono eccezione a questa regola generale:

- Il contratto a favore del terzo;
- Il contratto per persona da nominare.

venerdì 2 marzo 2012

Esercizi sulla circonferenza

Oggi durante l'ora di matematica l'insegnante ci ha consegnato un foglio con degli esercizi sulla circonferenza.

In questi esercizi sono anche disponibili le relative soluzioni ai problemi richiesti.

Se anche voi volete esercitarvi con degli esercizi inerenti alla circonferenza, di seguito vi riporto l'immagine del foglio in questione che ci è stato consegnato.