martedì 29 novembre 2011

Schema dei verbi al futuro in inglese

Oggi durante l'ora di inglese l'insegnante ha riportato uno schema alla lavagna relativo ai verbi al futuro in inglese.

Di seguito vi riporto tale schema che ho scritto sul mio quaderno.

La domanda individuale, collettiva, la funzione e la legge della domanda

Oggi durante l'ora di economia politica sono stati spiegati i concetti della domanda individuale, della domanda collettiva, della funzione della domanda e della legge della domanda.

La domanda individuale:

per domanda individuale si intende la quantità di una determinata merce (bene o servizio) che un soggetto è disposto ad acquistare a un certo prezzo in un dato momento storico.
La domanda individuale quindi non indica i beni o i servizi effettivamente acquistati, ma quelli che il consumatore ha intenzione di acquistare a un prezzo determinato.
Essa varia da soggetto a soggetto, in relazione ai gusti, agli interessi e alle necessità di ognuno e al periodo storico cui si riferisce.

La domanda collettiva:

la domanda collettiva è la somma delle domande individuali.

La funzione della domanda:

la relazione tra la domanda e i fattori che la influenzano prende il nome di funzione della domanda.

La domanda individuale di un determinato bene o servizi che chiameremo A (Da) è in funzione (f) dei seguenti elementi (a ciascuno dei quali, per comodità espositiva, attribuiamo dei simboli identificativi):

- del suo prezzo (Pa)
- del prezzo dei beni o servizi complementari di A (Pca)
- del prezzo dei beni o servizi succedanei di A (Psa)
- del reddito del soggetto acquirente (Y)
- di elementi soggettivi, come i gusti, l'influenza della pubblicità, la moda, le motivazioni psicologiche, sociologiche, etc. (G)

Pertanto la funzione della domanda può essere espressa nel seguente modo:

Da = f (Pa), f (Pca), f (Psa), f (Y), f (G).

La legge della domanda:

la domanda di un bene varia in funzione inversa rispetto al suo prezzo: al crescere del prezzo la domanda diminuisce e viceversa.

giovedì 24 novembre 2011

Retta tangente alla parabola

Oggi durante l'ora di matematica abbiamo svolto un esercizio sulla retta tangente a una parabola.
Di seguito vi riporto l'esercizio che è stato svolto in classe.

Comando dell'esercizio:

Determinare le equazioni delle rette passanti per i punti P (1;7) e y=-x^2+4.

Esercizio svolto:

lunedì 21 novembre 2011

La spedizione di Luigi XII, la Lega di Cambrai e dalla Lega santa alla pace di Noyon

Oggi durante l'ora di storia abbiamo letto le pagine relative alla spedizione di Luigi XII, la lega di Cambrai e gli avvenimenti dalla Lega santa alla pace di Noyon.

La spedizione di Luigi XII:

sul trono di Francia a Carlo VIII (che muore nel 1498) succede Luigi XII (1498-1515), che decide di seguire la politica italiana del predecessore, organizzando una nuova spedizione militare nella penisola per rivendicare, con un nuovo pretesto dinastico (la parentela con i Visconti, antichi signori della città), anche Milano, oltre che Napoli. La conquista di Milano e lo spodestamento di Ludovico il Moro sono operazioni compiute con grande facilità nell'autunno del 1499.
Dopodichè Luigi XII passa a occuparsi di Napoli.
Memore dell'insuccesso di Carlo VIII, prepara la spedizione con un accordo diplomatico preliminare, stipulato in segreto col re di Spagna, Ferdinando d'Aragona, nel 1500: il trattato di Granada, che prevede una spartizione del Regno di Napoli tra Francia e Spagna; ma una volta avviata la spedizione, e facilmente abbattuta la dinastia aragonese napoletana, sorgono i disaccordi tra i due contraenti del trattato e la spedizione si trasforma in una guerra tra Francia e Spagna, da cui nel 1503 emerge vincitore l'esercito spagnolo; con l'armistizio di Lione (1504), che chiude questa guerra, il Regno di Napoli viene assegnato alla Spagna, mentre la Francia continua a controllare il Ducato di Milano.

La lega di Cambrai:

nel 1503 muore Alessandro VI e con l'elezione di un nuovo pontefice Giulio II della Rovere (1503-13), crolla l'abbozzo di Stato che il figlio di Alessandro VI, Cesare Borgia, detto il Valentino (1475 ca.-1507), era riuscito a costruirsi tra il 1499 e il 1503, con l'appoggio del padre, in un'area piuttosto vasta, compresa tra le Marche e la Romagna. Il dominio del Borgia viene attaccato da due parti: da Venezia e dallo Stato pontificio.
L'impressione di una eccessiva capacità di espansione di Venezia e, al tempo stesso, il desiderio coltivato dall'imperatore Massimiliano I di espandere i possedimenti asburgi verso il Veneto fanno sì che nel 1508 si costituisca la Lega di Cambrai: diretta contro Venezia, a essa partecipano, oltre che l'imperatore Massimiliano e papa Giulio II, anche il re di Francia - Luigi XII, e il re di Spagna - Ferdinando. Soverchiato da forze militari preponderanti, l'esercito della Repubblica di Venezia viene sbaragliato ad Agnadello nel 1509. Quando la dissoluzione della repubblica sembra inevitabile, a salvarla provvede la tenace resistenza delle popolazioni rurali e dei ceti popolari urbani, che rendono difficile il movimento delle truppe della Lega; al tempo stesso l'efficace azione diplomatica del governo veneziano riesce ad aprire dei contrasti tra gli attaccanti, cosicchè si arriva a un accordo che salva l'integrità della repubblica, pur privandola delle terre e dei porti che si era assicurata nelle Romagne, nel Polesine e in Puglia.

Dalla Lega santa alla pace di Noyon:

conclusa la pace con Venezia, per iniziativa del papa Giulio II si forma una diversa alleanza in funzione antifrancese: si tratta della Lega santa, alla quale partecipano Venezia, l'Inghilterra la Spagna, la Confederazione svizzera. Nel 1512 la Lega costringe i francesi ad abbandonare Milano, dove viene ricondotto come duca Massimiliano Sforza (1512-30), figlio di Ludovico il Moro.
Intanto a Firenze l'esercito spagnolo chiude l'esperienza del governo repubblicano e reimpone il dominio mediceo. Nel 1513 muore Giulio II; il nuovo pontefice è il secondo-genito di Lorenzo il Magnifico, cioè Giovanni de' Medici, che assume il nome di Leone X (1513-21); il potere dei Medici è completato dalla nomina ad arcivescovo di Firenze del cardinale Giulio de' Medici (1523-34), cugino di Giovanni (e destinato anch'egli a un futuro da papa, col nome di Clemente VII).
In Francia, alla morte di Luigi XII, avvenuta nel 1515, gli succede Francese I (1515-47), che in quello stesso anno tenta ancora una volta la via della spedizione italiana per riprendersi Milano: dopo una buona preparazione militare, il suo esercito - che vanta una dotazione di ben 100.000 uomini - sconfigge a Marginano l'esercito organizzato da Spagna, Impero Impero e Ducato di Milano, il suo cuore è costituito dalla fanteria svizzera, e in tal modo si impadronisce di nuovo del Ducato di Milano. L'anno seguente (1516) il re di Francia stipula con le maggiori potenze dell'epoca (Spagna, Impero, Confederazione elvetica, Stato pontificio) la pace di Noyon, con la quale riconosce alla Francia il possesso del Milanese e alla Spagna il possesso del Regno di Napoli.

La teoria del consumo dei marginalisti, l'utilità economica, marginale, totale, ponderata e il punto di equilibrio

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative alle scelte per il consumo, l'utilità economica e la ricerca dell'equilibrio attraverso la funzione di utilità.

Di seguito vi riassumo gli argomenti che sono stati trattati durante in questa ora di lezione.

La teoria del consumo dei marginalisti:

il consumatore ragiona sulla base dell'utilità marginale. Poichè questa è decrescente solo riducendo il prezzo è possibile un aumento delle quantità domandate.
L'analisi marginalista è di tipo microeconomico, vale a dire studia esclusivamente il comportamento del singolo agente e non il fenomeno del consumo nel suo complesso, ritenendo che il fenomeno generale altro non sia che la semplice somma dei singoli comportamenti individuali.
Infine, essa parte dal presupposto che il consumatore, nel suo agire, sia mosso esclusivamente da esigenze razionali e utilitaristiche, cercando di ottenere il massimo risultato impiegando il minimo di risorse, ovvero la massima soddisfazione con i mezzi di cui dispone (principio del tornaconto), spinto unicamente dal fine egoistico di trarne un vantaggio personale (principio edonistico).

L'utilità economica:

l'utilità, nel lessico specifico dell'economia è l'idoneità di un bene a soddisfare un bisogno.
L'utilità economica ha carattere soggettivo, cioè cambia da individuo a individuo, così come i bisogni di ciascuno ed è variabile, vale a dire muta a seconda delle circostanze di tempo, di ambiente, di clima, etc.

L'utilità marginale:

l'utilità marginale è la soddisfazione che un individuo trae dal consumo di un bene.
L'utilità marginale decrescente afferma che all'aumentare del consumo di un bene, l'utilità marginale di quel bene diminuisce.

L'utilità totale:

l'utilità totale è la somma delle utilità delle singole dosi del bene.

Il punto di equilibrio:

il punto di equilibrio del consumatore è la condizione ottimale che rende la massima utilità.

L'utilità marginale ponderata:

l'utilità marginale ponderata è il rapporto tra l'utilità marginale del bene e il suo prezzo.

mercoledì 16 novembre 2011

I cicli dell'attività aziendale

Oggi durante l'ora di economia aziendale abbiamo letto le pagine relative ai cicli dell'attività aziendale.

I cicli dell'attività aziendale:

la gestione è caratterizzata da una continua successione di cicli produttivi (o processi produttivi) che si intrecciano e si avvicendano senza interruzione.
Ciascuno di essi abbraccia un arco di tempo più o meno ampio, all'interno del quale è possibile distinguere tre differenti cicli i durata variabile, tra loro strettamente collegati, la cui combinazione, se organizzata in modo efficace ed efficiente, permette di raggiungere il fine aziendale.

Distinguiamo, infatti:

- il ciclo monetario;
- il ciclo economico;
- il ciclo tecnico.

Il ciclo monetario inizia con l'impiego di mezzi monetari nell'acquisizione di fattori produttivi e si conclude con la trasformazione dei prodotti in quantità monetarie; in altri termini, esso è l'arco temporale compreso tra il pagamento dei fattori produttivi acquistati (uscita monetaria) e la riscossione del prezzo di vendita dei prodotti (entrata monetaria).

Il ciclo economico inizia con il sostenimento dei costi per l'acquisizione di fattori produttivi e termina con il conseguimento dei ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti.
E' opportuno sottolineare ce il momento della acquisizione dei fattori produttivi (cioè il sostenimento del costo) spesso non coincide con quello del pagamento del relativo prezzo (cioè dell'uscita monetaria). In questo caso, che è il più frequente, ciclo economico e monetario hanno date di inizio differenti. Lo stesso vale per la vendita di prodotti (conseguimento del ricavo), che spesso non coincide con il momento della riscossione del relativo prezzo (entrata monetaria). In questa ipotesi, ciclo economico e monetario terminano in date differenti.

Il ciclo tecnico coincide con l'attività di produzione attuata dall'azienda (ad esempio la trasformazione delle materie prime in prodotti finiti nelle imprese industriali). Esso inizia con l'impiego dei fattori produttivi e termina con l'ottenimento del bene o la prestazione del servizio.
L'ampiezza di questo ciclo dipende dalle caratteristiche tecniche della produzione attuata. Le imprese che realizzano produzioni complesse ne hanno ovviamente uno più lungo di quello delle imprese che si dedicano a produzioni più semplici. Anche il grado di automazione del processo produttivo influisce sulla durata del ciclo tecnico, nel senso che la semplificazione delle frasi di lavorazione lo rende più breve.

L'azione di reintegrazione e di manutenzione

Oggi durante l'ora di diritto i nuovi argomenti che sono stati spiegati sono l'azione di reintegrazione e di manutenzione.

Vi riassumo brevemente ciò che è stato detto.

L'azione di reintegrazione:

con l'azione di reintegrazione il possessore chiede la restituzione immediata del bene che gli è stato sottratto di nascosto con la forza.

Dispone l'art. 1168, commi 1 e 3, c.c.: Chi è stato violentemente od occultamente spogliato del possesso può entro l'anno dal sofferto spoglio, chiedere contro l'autore di esso la reintegrazione nel possesso medesimo.
(...)
La reintegrazione deve ordinarsi dal giudice sulla semplice notorietà del fatto, senza dilazione.
La particolarità di quest'azione è nel fatto che l'attore deve provare solo che possedeva il bene e ne è stato spogliato di nascosto o con la forza. Il giudice non vorrà neppure sapere se il suo possesso era di buona o di mala fede e senza indugio ordinerà allo spogliante di restituire la cosa.
Perchè? Perchè, come abbiamo detto, non è ammissibile che qualcuno si faccia giustizia da sè.

L'azione di manutenzione:

con l'azione di manutenzione il possessore, molestato nel godimento dei suoi beni, chiede al giudice di far cessare la molestia.
Notiamo subito che mentre la reintegrazione serve a recuperare il possesso, la manutenzione serve a proteggerlo.

lunedì 14 novembre 2011

La spedizione di Carlo VIII

Oggi durante l'ora di storia abbiamo letto la pagina relativa alla spedizione di Carlo VIII

Carlo VIII si muove nel settembre del 1494, entrando prima a Milano e poi - nel suo movimento verso Napoli - a Firenze. Qui, dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, l'egemonia politica è passata al figlio di costui, Piero de' Medici (1492-1503), che non fa il minimo gesto per opporsi all'avanzata dell'esercito francese: la scelta gli è dettata dalla preoccupazione che una guerra contro quello che - all'epoca - si presenta come uno dei più potenti eserciti del mondo possa mettere in pericolo la sua autorità politica, già piuttosto incerta.
Carlo VIII. abbandonata la Toscana, si muove rapidamente verso sud e nel febbraio del 1495 occupa Napoli con grande felicità; il nuovo re di Napoli, Ferdinando II d'Aragona (195-96), fugge con la corte in Sicilia. A questo punto, il facile successo francese rischia di dilagare e suscita preoccupazioni in Italia e fuori d'Italia, cosicchè si forma una Lega antifrancese, che comprende Venezia, Ludovico il Moro (ormai duca di Milano dopo la morte di Gian Galeazzo, avvenuta nel 1494), il papa (Alessandro VI Borgia), Massimiliano d'Asburgo, Ferdinando e Isabella di Spagna. Carlo VIII deve abbandonare Napoli per ricondurre il suo esercito in Francia, cosa che gli riesce, dopo aver facilmente battuto a Fornovo, nel luglio del 1495, le truppe della Lega impegnate nel tentativo di sbarrargli il passo. A Napoli, intanto, si reinsedia Ferdinando II d'Aragona.

venerdì 11 novembre 2011

Quiz sulla parabola

Oggi durante l'ora di matematica l'insegnante ci ha consegnato due fogli con dei quiz relativi alla parabola.

Io ho già svolto tutti i quiz. Si è trattato di segnare la casella (A, B, C o D) avente la risposta corretta.

Di seguito vi riporto le foto dei fogli che sono stati consegnati, quindi se volete potete esercitarvi un po' studiando la teoria e provare a rifare i quiz senza guardare le caselle che ho già segnato (vi consiglio di guardarle quando avete finito di fare i quiz per verificare se la casella che avete segnato corrisponde a quella corretta).



mercoledì 9 novembre 2011

I vettori in informatica

Oggi durante l'ora di informatica è stato spiegato il concetto dei vettori.

Cliccando qui, potrete trovare tutte le spiegazioni e concetti relativi ai vettori in informatica.

La restituzione dei frutti

Oggi durante l'ora di diritto abbiamo letto le due pagine relative alla restituzione dei frutti.

La restituzione dei frutti:

i frutti, come abbiamo spiegato nel capitolo 1, sono i beni prodotti da altri beni. Può trattarsi di:

- frutti naturali, come i prodotti della terra o i parti degli animali;
- oppure frutti civili, come i canoni di locazione, gli interessi, le rendite e così via.

Ora supponiamo che, dopo una lunga vertenza giudiziaria, ci venga finalmente restituito un appartamento di cui il convenuto si era impossessato. La domanda che dobbiamo porci è: i frutti (per esempio i canoni di locazione) che il bene ha prodotto in questi anni rimangono al convenuto o possiamo pretendere che ci vengano consegnati?

Regolano i diritti e gli obblighi del possessore nella restituzione dei frutti, sia naturali che civili, gli artt. 1148-11159 c.c., che possiamo così sintetizzare:

- se il possessore era in buona fede (per esempio si era impossessato di un bene immobile che fondatamente riteneva gli fosse stato trasmesso per via ereditaria) dovrà restituire solo i frutti (per esempio i canoni di locazione) percepiti dal momento in cui è stata proposta domanda giudiziale di restituzione;
- se tra la proposizione della domanda e la riconsegna del bene, il possesso di buona fede non si è curato di percepire i frutti (immaginando che avrebbe dovuto restituirli al proprietario) dovrà pagare una somma pari al valore di quelli che avrebbe potuto percepire con la normale diligenza;
- se il possessore era in mala fede dovrà restituire, invece, tutti i frutti che ha percepito fin dall'inizio del possesso o quelli che avrebbe potuto percepire con la normale diligenza;
- in ogni caso, se il possessore ha sostenuto spese per la raccolta dei frutti che restituisce e per le riparazioni straordinarie del bene, avrà diritto al rimborso.

lunedì 7 novembre 2011

L'impero ottomano

Oggi durante l'ora di storia abbiamo letto le due pagine relative all'impero ottomano.

L'impero ottomano:

Principato di Mosca, Boemia, Polonia e, soprattutto, Ungheria sono fra gli Stati che abbiamo appena ricordato quelli più esposti all'espansione dei turchi ottomani.

Infatti, dopo la conquista di Costantinopoli, tra la metà del XV secolo e gli anni Venti del XVI, l'avanzata ottomana a ovest e nel Mediterraneo sembra inarrestabile. L'Impero stende il suo dominio sulla Serbia, sulla Bosnia, sulla Grecia, sull'Albania, compiendo incursioni e scorrerie nell'Adriatico, fino a Venezia e al Friuli. Tra 1516 e 1517 le truppe ottomane occupano Siria ed Egitto; e ciò significa controllare anche l'accesso alla Mecca e a Medina, luoghi santi dell'islam. Pirati turchi si insediano a Tripoli, a Tunisi, in Algeria, costituendovi avamposti per l'ulteriore espansione dell'Impero.
Ma successi non meno spettacolari sono quelli conseguiti da Solimano il Magnifico (1520-66), che nel 1520 succede al padre Selìm alla guida dell'Impero. Nel 1522 conquista Rodi, cacciando dall'isola i cavalieri dell'ordine di S. Giovanni, che vi si erano insediati sin dal 1310: si tratta di un avamposto importante per l'ulteriore espansione nell'Egeo. Intanto nel 1521 Solimano ha già conquistato Belgrado e ha mandato ambasciatori a Buda a chiedere dei tributi; avendo ricevuto un netto rifiuto da re Luigi di Ungheria decide di attaccarne il regno: la vera offensiva ha luogo nel 1526, e culmina con la battaglia di Mohàcs, nella quale l'esercito di re Luigi viene travolto e lui stesso vi resta ucciso.
L'episodio ha un duplice rilievo: da un lato - come si è visto - la morte di Luigi apre la strada alla successione asburgica sui troni di Boemia e Ungheria; dall'altro una parte cospicua del territorio del Regno di Ungheria viene persa ed entra a far parte del dominio ottomano.
I turchi, adesso, avanzano verso il cuore dell'Europa e nel 1529 pongono sotto assedio Vienna.

venerdì 4 novembre 2011

La gestione e le sue caratteristiche

Oggi durante l'ora di economia aziendale abbiamo letto le due pagine relative alla gestione aziendale e le sue caratteristiche.

La gestione aziendale e le sue caratteristiche:

lo svolgimento dell'attività aziendale è reso possibile dall'intrecciarsi di una serie di operazioni, collegate e interdipendenti, che tendono al raggiungimento di un fine comune.

Si definisce gestione l'insieme coordinato delle operazioni compiute durante l'intera vita dell'azienda per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Il coordinamento di tali operazioni è realizzato mediante l'attività degli organi decisionali, preposti alle varie funzioni aziendali: ciascuno di essi effettua le scelte inerenti la propria funzione, nel rispetto del fine ultimo aziendale fissato dall'imprenditore.

Così, ad esempio, le scelte relative al tipo e al volume di produzione da realizzare sono condizionate da quelle inerenti le strategie di marketing dell'impresa e a loro volta influenzano le politiche di approvvigionamento dei fattori produttivi.

Le operazioni sono tra loro collegate e interdipendenti; una caratteristica fondamentale della gestione, infatti, è l'unitarietà che esiste tra operazioni compiute in epoche differenti (unitarietà nel tempo), oppure poste in essere simultaneamente, in un determinato momento (unitarietà nello spazio).

L'unitarietà nel tempo significa che le operazioni compiute in passato costituiscono un condizionamento per l'attività presente e per quella futura. L'attività presente, d'altra parte, viene concepita e realizzata in funzione delle previsioni riguardanti le future condizioni di svolgimento della gestione.
In un'impresa industriale, ad esempio, la scelta del tipo e delle caratteristiche degli impianti da acquistare è condizionata dalle previsioni riguardanti il futuro livello di attività produttiva; una volta presa, tale decisione condizionerà l'attività aziendale per un lungo periodo di tempo, poichè non è economicamente conveniente procedere di frequentare al rinnovo degli impianti, in relazione alle mutate condizioni della domanda di mercato.

L'unitarietà nello spazio nel senso che la convivenza economica di una determinata operazione compiuta dall'azienda non può essere giudicata isolatamente, ma considerando l'intero sistema delle operazioni in essere in cui si inserisce.

Si pensi a un supermercato che, per attirare la clientela, durante il periodo natalizio vende panettoni e bottiglie di spumanti a prezzo di costo, facendo affidamento sul fatto che, grazie a questa scelta strategica, la clientela insieme a questi beni ne acquisti altri a prezzo normale. Tale operazione, considerata isolatamente, può apparire non conveniente; inserita nel contesto del marketing mix ha invece una sua ragion d'essere per lo sviluppo dell'impresa.

Altra caratteristica fondamentale della gestione è la continuità: tutte le operazioni si svolgono senza alcuna interruzione (cioè senza soluzione di continuità) dal momento della nascita del complesso aziendale fino al termine dell'attività.
L'azienda, una volta costituita, è infatti destinata a durare nel tempo, a meno che non intervengano cause di prematura interruzione dell'attività aziendale, come nel caso in cui non si conseguano risultati soddisfacenti e in linea con gli obiettivi del soggetto economico.

La tendenza dell'azienda a vivere a lungo determina l'esigenza di suddividere la gestione. Le motivazioni sono di ordine:

- economico-aziendale, originate dall'assoluta necessità di procedere a un controllo periodico dei risultati gestionali;

- giuridico, legate al fatto che periodicamente le aziende devono procedere alla compilazione di documenti da cui sia possibile comprendere l'andamento della gestione;

- fiscale, derivati dal fatto che lo Stato deve avere la possibilità di prelevare periodicamente una parte dei redditi che le imprese riescono a conseguire.

La gestione, quindi, viene suddivisa in esercizi.

L'esercizio è l'insieme delle operazioni svolte in un determinato arco di tempo denominato periodo amministrativo che, per motivi di opportunità e comodità, nella maggior parte dei casi si fa coincidere con l'anno solare.

In alcune aziende, per particolari ragioni derivanti ad esempio dal tipo di attività svolta, il periodo amministrativo può differire dall'anno solare. Ad esempio un grande magazzino, che ha un'intensa attività durante le feste natalizie, può decidere per evitare di frazionarla, di avere un periodo amministrativo compreso tra il 1° febbraio e il 31 gennaio dell'anno seguente.

In ogni caso la durata del periodo amministrativo è di dodici mesi: le sole eccezioni riguardano il primo e l'ultimo periodo di vita dell'azienda che, a meno di coincidenze improbabili, non hanno tale durata.
Si pensi ad esempio a un'impresa che viene costituita in data 1/09; se si fissa un periodo amministrativo coincidente con l'anno solare, il primo periodo amministrativo può risultare di soli quattro mesi (dall'1/09 al 31/12) oppure può avere una durata di sedici mesi (i quattro mesi più i dodici dell'anno solare seguente).

L'attività può svilupparsi con l'ambiente esterno o esaurirsi all'interno dell'azienda.
Le operazioni di gestione esterna (fatti esterni) pongono l'azienda in contatto con l'ambiente e con soggetti (ad esempio, clienti, fornitori, Stato, finanziatori, ecc.) nei confronti dei quali essa assume posizioni debitorie o creditorie; ne derivano movimenti monetari immediati (uscite ed entrate di denaro) o differiti (debiti e crediti). Appartengono a questo gruppo le operazioni di finanziamento, di investimento e di disinvestimento, ecc.

Le operazioni di gestione interna (fatti interni) hanno origine e si concludono all'interno dell'azienda, senza alcun rapporto con l'ambiente esterno, senza scambi economici e movimenti monetari (ad esempio, i trasferimenti di materie prime dal magazzino ai reparti di produzione, il passaggio di prodotti finiti al reparto spedizione, ecc.).

Formule della parabola

Oggi ho deciso di postare un'immagine relativa alle formule della parabola. In questo modo potrete impararle a memoria e provare a svolgere degli esercizi.

In quest'immagine viene riportata la formula relativa all'equazione, al vertice, al fuoco, all'asse e alla direttrice. Tali formule sono riportate sia relative all'asse parallelo all'asse y che parallelo all'asse x.

mercoledì 2 novembre 2011

La Parabola

Oggi durante l'ora di matematica l'insegnante ha spiegato il concetto delle parabole.

La parabola è il luogo dei punti del piano equidistanti da un punto fisso detto fuoco e da una retta fissa detta direttrice.

Di seguito vi riporto una pagina di appunti relativa ad un esercizio sull'equazione della parabola avente fuoco (0;2) e direttrice y=-2.

Possesso indiretto, la prova del possesso e il possesso di buona e di malafede

Oggi durante l'ora di diritto abbiamo letto le due pagine relative al possesso indiretto, la prova del possesso e il possesso di buona e di malafede.

Il possesso indiretto:

immaginiamo di affidare temporaneamente un nostro bene ad altri. Per esempio supponiamo di prestare per qualche settimana il nostro scooter a un amico, oppure di affidare a un amministratore la gestione di un nostro immobile.
Sicuramente, così facendo, perdiamo la materiale disponibilità del bene. Ne perdiamo, per questo, anche il possesso?

Ci risponde l'art. 1140, comma 2, c.c.: Si può possedere direttamente oppure per mezzo di altra persona che ha la detenzione della cosa.

Ciò significa che non è indispensabile, ai fini del possesso, avere un rapporto fisico diretto e costante con la cosa. Anche cedendone l'uso da altri il possesso è conservato purchè il possessore abbia la concreta possibilità di ripristinare quando vuole, senza azioni violente o clandestine, il contatto materiale con il bene (Cass. 2006, n. 4404).
Nel nostro esempio, manterremo il possesso dei nostri beni fin quando avremo la concreta possibilità di riprendere in consegna lo scooter prestato all'amico oppure di revocare o non rinnovare il mandato all'amministratore. Questi soggetti, come ormai dovrebbe essere chiaro, non hanno assunto il possesso dei beni, ma la semplice detenzione.

E se comperiamo merci che sono ancora in viaggio o si trovano conservate in un deposito, ci è sufficiente prendere in consegna la lettera di vettura o la fede di deposito per assumerne il possesso?

La risposta è affermativa. Anche questi casi si configurano come ipotesi di possesso indiretto. La lettera di vettura, infatti, è un documento che attribuisce il diritto esclusivo di farsi consegnare la merce quando questa arriverà a destinazione e la fede di deposito è un documento che attribuisce il diritto esclusivo di farsi consegnare la merce depositata nei magazzini. Il vettore e il depositario sono soltanto detentori.

La prova del possesso:

immaginiamo di dover provare al giudice di essere possessori di una fotocopiatrice che abbiamo in ufficio. Ci sarà facile, magari ricorrendo a un paio di testimoni, dimostrare di averne la materiale disponibilità (il corpus). Ma come potremmo provare la sussistenza dell'animus, cioè dell'intenzione di possedere? Come si può provare un'intenzione?
Risolve la questione l'art. 1141, comma 1, comma 1, c.c.: Si presume il possesso in colui che esercita il potere di fatto (...).

Ciò vuol dire che ci basterà provare di esercitare il potere di fatto sulla fotocopiatrice perchè il giudice presuma (per le presunzioni rivedi modulo B) che abbiamo anche l'intenzione di possedere (cioè l'animus possidendi) e ci dichiari possessori.

E se la controparte sostenesse che avevamo la materiale disponibilità del bene non in quanto possessori, ma in quanto detentori?
Per esempio, se la fotocopiatrice era stata presa in leasing, potrebbe sostenere questa tesi la società concedente.

L'art. 1141, comma 1, c.c., letto sua interezza, risolve anche questo problema: Si presume il possesso in colui che esercita il potere di fatto quando non si prova che ha cominciato ad esercitarlo semplicemente come detenzione.

Ciò vuol dire che se la società concedente esibirà una prova (per esempio il contratto di leasing) con cui dimostra che abbiamo cominciato a disporre della cosa come semplici detentori, cadrà la presunzione iniziale e il giudice dovrà considerarci detentori.

Il possesso di buona e di malafede:

se possediamo un bene che non ci appartiene, le ipotesi possibili sono due:

- siamo in mala fede, cioè abbiamo la precisa consapevolezza di ledere un diritto altrui;
- siamo in buona fede, cioè non riteniamo di ledere, con il nostro comportamento, alcun diritto altrui.

Siamo generalmente in buona fede, per esempio, quando entriamo nei negozi e comperiamo le cose che vi sono esposte senza sapere (e come potremmo?) se siano o no, di provenienza illecita.

La definizione di possesso di buona fede è data dall'art. 1147 c.c. che nei commi 1 e 2 così stabilisce; E' possessore di buona fede chi possiede ignorando di ledere l'altrui diritto. La buona fede (però) non giova se l'ignoranza dipende da colpa grave.

E' in colpa grave, ha chiarito la Cassazione, colui che non si è accorto della lesione dell'altrui diritto solo perchè ha omesso di usare anche quel minimo di comune diligenza che è pproprio di ogni persona avveduta (Cass. 1997, n. 4328).
Per esempio, immaginiamo di aver acquistato per poco prezzo un videoregistratore da un improvvisato venditore ambulante a un casello autostradale e supponiamo che l'apparecchio risulti rubato. Ai fini della qualificazione del possesso il giudice non ci chiederebbe neppure se ignoravamo la provenienza furtiva del bene perchè, in ogni caso, la nostra ignoranza sarebbe dipesa da grave trascuratezza.

Similmente, immaginiamo di aver acquistato un terreno senza sapere che il venditore non ne era il vero (o l'unico) proprietario. La nostra buona fede sarà irrilevante se l'errore sarà dipeso dal fatto di non aver operato le normali visure nel registro immobiliare per accertare la titolarità del diritto di proprietà su quel terreno (Cass. 1992, n. 11285).

Come si può dimostrare al giudice di essere caduti in un errore involontario e scusabile?

E' ancora l'art. 1147 c.c. a risponderci. Dispone, infatti, il comma 3:
- La buona fede è presunta (...)
Ciò significa che chi possiede il bene non deve provare nulla; spetta a chi agisce in giudizio dimostrare che nel comportamento del possessore vi è stata mala fede oppure colpa grave;
- (...) e basta che vi sia stata al momento dell'acquisto.
Sarà quindi inutile, per la nostra controparte dimostrare che dopo l'impossessamento siano stati avvertiti che quel bene le apparteneva. La conoscenza successiva dell'altruità della cosa non cambia la qualificazione del possesso.

Anche i giuristi romani sostenevano che mala fides superveniens non nocet (la malafede sopravvenuta non nuoce).