Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative alle imprese marginali, inframarginali, extramarginali e sull'equilibrio dell'impresa monopolista.
Di seguito vi riassumo tali argomenti che sono stati letti ed esposti.
IMPRESE MARGINALI, INFRAMARGINALI ED EXTRAMARGINALI
Se il prezzo del bene di un mercato di concorrenza perfetta è un dato fisso per le imprese, non è così per i costi di produzione. Possiamo dire che ciascuna impresa ha le proprie curve dei costi e ciò condiziona notevolmente la possibilità di conseguire profitti sul mercato.
E' importante al riguardo confrontare il valore del prezzo con il punto di fuga dell'impresa dove il costo unitario medio è al suo livello più basso.
Le imprese il cui punto di fuga coincide con il prezzo realizzano l'ottimo tecnico ma non conseguono alcun extraprofitto: vengono dette per questo imprese marginali, poiché operano al limite delle possibilità offerte dal mercato.
Ogni diminuzione del prezzo, anche minima, renderebbe i costi superiori ai ricavi e costringerebbe l'impresa a uscire dal mercato. La possibilità per l'impresa mrginale di continuare a esistere deriva dal fatto che il profitto normale dell'imprenditore è assicurato, poiché come sapiamo, esso è ricompreso nei costi di produzione.
Le imprese che hanno il loro punto di figa al di sopra della linea del prezzo sono dette extra arginali e teoricamente non avrebbero alcuna ragione di esistere, se non per brevi periodi. Tali imprese sono infatti destinate a produrre in perdita, poiché a qualunque livello di produzione il costo supera il ricavo.
Le imprese che hanno il loro punto di fuga al di sotto della linea del prezzo sono al contrario definite inframarginali e sono le sole che conseguono un extraprofitto dalla prooduzione.
Nel regime di monopolio una sola impresa è l'unica venditrice di un bene o servizio per il quale non esistono surrogati.
E' condizione fondamentale del regime di monopolio quella della non facile sostituibilità del bene. Se il consumatore potesse infatti sostituire il prodotto del monopolista con altri beni similari, il potere dell'impresa risulterebbe fortemente ridimensionato.
L'impresa monopolista, a differenza di quella concorrenziale pura, non è costretta ad accettare il prezzo così come si determina sul mercato, ma può essa stessa stabilirlo.
Viene detta per questo impresa price maker ("fa il prezzo").
Tuttavia, il potere del monopolista non giunge al punto di sovvertire la legge della domanda secondo la quale, come sappiamo, la quantità richiesta è in funzione inversa rispetto al prezzo.
L'impressa ha davanti a sé due alternative: fissare il prezzo del bene, in tal caso la quantità della domanda sarà stabilita dai consumatori; oppure determinare la quantità della produzione, accettando allora il prezzo di vendita imposto dagli acquirenti. Il monopolista non può dunque controllare contemporaneamente il prezzo e la quantità.
La curva della domanda ha perciò in questo mercato il suo solito andamento decrescente ed essa corrisponde al valore del ricavo medio (Rt/Q), cioè del prezzo.
Il persistere della legge della domanda all'interno del mercato di monopolio spiega perché il ricavo marginale per il monopolista abbia un valore più basso rispetto al ricavo unitario medio. Se infatti l'impresa vuole aumentare il volume della produzione deve necessariamente ridurre il prezzo del bene.
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