lunedì 26 marzo 2012

Le imprese marginali, inframarginali, extramarginali e l'equilibrio dell'impresa monopolista

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative alle imprese marginali, inframarginali, extramarginali e sull'equilibrio dell'impresa monopolista.

Di seguito vi riassumo tali argomenti che sono stati letti ed esposti.

IMPRESE MARGINALI, INFRAMARGINALI ED EXTRAMARGINALI

Se il prezzo del bene di un mercato di concorrenza perfetta è un dato fisso per le imprese, non è così per i costi di produzione. Possiamo dire che ciascuna impresa ha le proprie curve dei costi e ciò condiziona notevolmente la possibilità di conseguire profitti sul mercato.

E' importante al riguardo confrontare il valore del prezzo con il punto di fuga dell'impresa dove il costo unitario medio è al suo livello più basso.

Le imprese il cui punto di fuga coincide con il prezzo realizzano l'ottimo tecnico ma non conseguono alcun extraprofitto: vengono dette per questo imprese marginali, poiché operano al limite delle possibilità offerte dal mercato.
Ogni diminuzione del prezzo, anche minima, renderebbe i costi superiori ai ricavi e costringerebbe l'impresa a uscire dal mercato. La possibilità per l'impresa mrginale di continuare a esistere deriva dal fatto che il profitto normale dell'imprenditore è assicurato, poiché come sapiamo, esso è ricompreso nei costi di produzione.

Le imprese che hanno il loro punto di figa al di sopra della linea del prezzo sono dette extra arginali e teoricamente non avrebbero alcuna ragione di esistere, se non per brevi periodi. Tali imprese sono infatti destinate a produrre in perdita, poiché a qualunque livello di produzione il costo supera il ricavo.

Le imprese che hanno il loro punto di fuga al di sotto della linea del prezzo sono al contrario definite inframarginali e sono le sole che conseguono un extraprofitto dalla prooduzione.

Nel regime di monopolio una sola impresa è l'unica venditrice di un bene o servizio per il quale non esistono surrogati.

E' condizione fondamentale del regime di monopolio quella della non facile sostituibilità del bene. Se il consumatore potesse infatti sostituire il prodotto del monopolista con altri beni similari, il potere dell'impresa risulterebbe fortemente ridimensionato.

L'impresa monopolista, a differenza di quella concorrenziale pura, non è costretta ad accettare il prezzo così come si determina sul mercato, ma può essa stessa stabilirlo.
Viene detta per questo impresa price maker ("fa il prezzo").

Tuttavia, il potere del monopolista non giunge al punto di sovvertire la legge della domanda secondo la quale, come sappiamo, la quantità richiesta è in funzione inversa rispetto al prezzo.
L'impressa ha davanti a sé due alternative: fissare il prezzo del bene, in tal caso la quantità della domanda sarà stabilita dai consumatori; oppure determinare la quantità della produzione, accettando allora il prezzo di vendita imposto dagli acquirenti. Il monopolista non può dunque controllare contemporaneamente il prezzo e la quantità.

La curva della domanda ha perciò in questo mercato il suo solito andamento decrescente ed essa corrisponde al valore del ricavo medio (Rt/Q), cioè del prezzo.

Il persistere della legge della domanda all'interno del mercato di monopolio spiega perché il ricavo marginale per il monopolista abbia un valore più basso rispetto al ricavo unitario medio. Se infatti l'impresa vuole aumentare il volume della produzione deve necessariamente ridurre il prezzo del bene.

martedì 13 marzo 2012

L'invalidità, l'inefficacia e la nullità del contratto

Oggi durante l'ora di diritto abbiamo letto le due pagine relative all'invalidità, l'inefficacia e la nullità del contratto.

L'INVALIDITÀ E L'INEFFICACIA DEL CONTRATTO

Secondo l'ordinamento giuridico, le situazioni che possono rendere invalido il contratto sono molteplici, e in funzione della loro natura e gravità comportano conseguenze diverse.

In particolare il contratto può risultare:

- Nullo;
- Annullabile;
- Rescindibile;

L'inefficacia consiste nell'incapacità del contratto a produrre i suoi effetti.

Le situazioni che concretamente possono verificarsi sono le seguenti:

- Il contratto è valido ma non ancora efficace tra le parti perché è sottoposto a termine iniziale o a condizione sospensiva. Per esempio, se concludiamo un contratto di lavoro con inizio dal mese prossimo (terminare iniziale) oppure condizionato alla partecipazione a un master negli USA (condizione sospensiva) il contratto è valido fin dal momento della sua conclusione, ma produrrà i suoi effetti (inizieremo a lavorare e percepiremo lo stipendio) solo a partire dal mese prossimo o quando avremo frequentato il master.

- Il contratto è valido e produttivo di effetti, ma diverrà inefficace per effetto di un termine finale o per il prodursi di una condizione risolutiva.

- Il contratto è valido tra le parti ma inefficace nei confronti di terzi o, come anche si dice, è inopponibile ai terzi. Per esempio, se concludiamo verbalmente una vendita immobiliare, il contratto è invalido per mancanza della forma prescritta dalla legge ed è anche inefficace perché non è idoneo a produrre gli effetti giuridici voluti dalle parti.

LA NULLITÀ DEL CONTRATTO

La nullità è una forma di invalidità, talmente grave da non consentire al contratto di produrre alcun effetto.

Stabilisce, in via generale, il primo comma dell'art. 1418 c.c.: Il contratto è nullo quando è contrario a norme imperative, salvo che la legge disponga diversamente.

Nei commi successivi lo stesso art. 1418 c.c. aggiunge che il contratto è nullo anche:

- Se manca uno dei suoi requisiti essenziali (accordo, causa, oggetto, forma quando è richiesta dalla legge).

- Se la casa è illecita o è illecito il motivo che ha determinato in via esclusiva entrambe le parti a concludere il contratto.

- Se l'oggetto è illecito, impossibile, indeterminato o indeterminabile.

- Negli altri casi stabiliti dalla legge.

La concorrenza perfetta, i mercati contendibili e il monopolio assoluto

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative alla concorrenza perfetta, i mercati contendibii e il monopolio assoluto.

Di seguito vi riassumo tali argomenti che sono stati letti ed esposti.

LA CONCORRENZA PERFETTA

Le condizioni richieste perché si abbia questa forma di mercato sono numerose e difficilmente verificabili nel loro insieme contemporaneamente.

LE CARATTERISTICHE DELLA CONCORRENZA PERFETTA

Sia la domanda che l'offerta devono essere suddivise in un numero elevatissimo di soggetti economici, ciascuno di dimensioni così ridotte da non poter influenzare in alcun modo il mercato (si parla a proposito di atomizzazione o polverizzazione della domanda e dell'offerta).
In pratica, la quantità domanda e la quantità offerta da ciascun soggetto è così bassa da non incidere minimamente sulle curve della domanda e dell'offerta, il cui andamento resterebbe esattamente lo stesso anche senza il contributo di quel determinato soggetto.

Non devono inoltre sussistere ostacoli di alcun genere all'ingresso di nuovi operatori economici sul mercato.

Il mercato di concorrenza perfetta deve avere poi un grado elevatissimo di trasparenza delle informazioni, cosicché ogni operatore deve essere in grado di conoscere immediatamente le condizioni dell'offerta e della domanda.
Si tratta di un presupposto fondamentale. Se il consumatore infatti non potesse confrontare la qualità e il prezzo dei prodotti offerti non potrebbe compiere le scelte più convenienti e ciò finirebbe per alternare il gioco della concorrenza tra le imprese e quindi il meccanismo automatico di mercato. Non l'impresa più capace finirebbe per prevalere, ma quella più visibile.

I MERCATI CONTENDIBILI

Gli effetti benefici della concorrenza perfetta si realizzano tuttavia anche in essenza dei requisiti richiesti dalla forma di mercato, purché sussistano le condizioni del cosiddetto mercato contendibile.

Un mercato contendibile è caratterizzato da una perfetta accessibilità per l'assenza di barriere all'entrata e all'uscita.

In particolare il mercato contendibile presuppone che:

- Non esistano costi irrecuperabili (costi affondati, sunk costs): l'impresa che esce dal mercato deve essere in grado di recuperare il valore residuo degli investimenti effettuati;

- Sia possibile una veloce entrata e uscita anche per poco tempo (cosiddette scorrerie competitive o politica del mordi e fuggi, hit-and-run).

In presenza di siffatte condizioni contendibilità, l'impresa anche di grandi dimensioni e con possibilità di imporre i propri prezzi, preoccupata della concorrenza potenziale rappresentata dall'incombente minaccia dell'entrata sul mercato di altre imprese, fisserà il prezzo della propria merce ai livelli della concorrenza perfetta.
Se, infatti, approfittando del suo momentaneo potere contrattuale, l'impresa stabilisse un prezzo più alto, nuovi concorrenti potrebbero affacciarsi sul mercato praticando prezzi più bassi e quindi conquistando il mercato, per poi uscirne, senza costi aggiuntivi, una volta cessata l'occasione di profitto.

Il mercato contendibile quindi può impedire alle imprese esistenti lo sfruttamento del proprio potere di mercato anche al di fuori del regime di concorrenza perfetta.
La teoria dei mercati contendibili è alla base delle politiche di deregolamentazione attuate, soprattutto negli Stati Uniti, negli ultimi anni. Un settore dove si registra frequentemente la presenza del mercato contendibile è quello agricolo.

IL MONOPOLIO ASSOLUTO

Un'altra forma di mercato pura, raramente presente nella realtà economica, è il monopolio assoluto caratterizzato dalla presenza di una sola grande impresa in grado di influire sulle condizioni di mercato e di determinare il prezzo della merce.

Per avere monopolio assoluto occorre non solo che l'offerta sia concentrata tutta in una sola impresa, ma anche che non sia data in alcun modo la possibilità ad altre imprese di entrare nel mercato. La domanda è suddivisa tra un numero elevato di soggetti tra di loro concorrenti e indipendenti.
Il bene offerto, inoltre, deve essere unico e senza surrogati, giacché la possibilità di sostituire il bene in monopolio con altri beni simili, ridurrebbe notevolmente il potere dell'impresa. Come si può intuire, anche questa forma di mercato presenta scarse possibilità di applicazione pratica e, al pari della concorrenza perfetta, appare come un modello puramente teorico.

LE CARATTERISTICHE DEL MONOPOLIO ASSOLUTO

- Occorre anche che nessuna altra impresa possa entrare nel mercato.

- Il bene offerto è unico e non esistono surrogati.

- Il monopolista può influire sulle condizioni di mercato e stabilire il prezzo di vendita della merce.

I VARI TIPI DI MONOPOLIO

Il monopolio può essere originato dalla proprietà esclusiva di una determinata risorsa, ad esempio della sorgente di una particolare acqua minerale effervescente (monopolio naturale) oppure dalla titolarità di un brevetto o di una concessione amministrativa in esclusiva (monopolio legale), oppure essere l'esito finale della concorrenza tra imprese che ha portato all'affermarsi di un'unica azienda i cui enormi volumi di produzione raggiunti permettono di trarre vantaggio dalle economie di scala a tal punto da produrre a costi insostenibili per ogni altra impresa concorrente (monopolio di fatto).

IL MONOPOLIO PRIVATO E PUBBLICO

Si usa distinguere tra monopolio privato, in cui l'unica impresa produttrice è privata, e monopolio pubblico, quando è lo Stato ad assumere il ruolo di monopolista.

Il monopolio pubblico può essere di due tipi

- Fiscale; lo Stato si riserva in esclusiva la produzione di un bene o di un servizio allo scopo di realizzare un'entrata fiscale imponendo tariffe assai superiori rispetto ai costi di produzione (come accade, ad esempio, con le lotterie nazionali o la vendita del tabacco);

- Sociale; ha lo scopo di assicurare alla popolazione beni e servizi ritenuti di primaria importanza (ad esempio, energia elettrica, acqua, telefoni) a prezzi e condizioni favorevoli, sottraendoli al potere contrattuale dei privati; in tal caso lo Stato produce a tariffe inferiori rispetto ai costi di produzione, coprendo le perdite con il prelievo fiscale.

martedì 6 marzo 2012

Esercizi sui verbi modali in inglese

In questi due giorni l'insegnante di inglese ci ha consegnato alcuni fogli con degli esercizi sui verbi modali in inglese.

Di seguito vi riporto le foto raffiguranti tali fogli in modo che anche voi possiate esercitarvi.









La nozione di mercato, la domanda e l'offerta di mercato

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative alla nozione di mercato, alla domanda e all'offerta di mercato.

LA NOZIONE DI MERCATO

Dobbiamo considerare che il consumatore e l'impresa non vivono isolati e su piani distinti, ma operano all'interno della stessa realtà economica e sono destinati necessariamente a incontrarsi e a influenzarsi.

I consumatori costituiscono la domanda, mentre le imprese rappresentano l'offerta e il loro incontro da vita al mercato.

L'incontro tra coloro che domandano e coloro che offrono beni e servizi, dove si formano i prezzi e avvengono gli scambi è detto mercato.

Nella teoria economica il mercato non si identifica necessariamente con un luogo geografico, uno spazio fisico (ad esempio una piazza o un edificio pubblico), come è invece generalmente inteso nel linguaggio comune. Esso è, piuttosto, l'insieme delle contrattazioni relative a un determinato bene o servizio che può avvenire anche tra soggetti distanti da loro, per mezzo, ad esempio, del telefono o di un computer.

Esiste un mercato per ogni bene o servizio: c'è, ad esempio, il mercato del petrolio, dell'oro, delle auto usate, dei computer, delle assicurazioni, del caffè, etc.
In base al tipo di bene scambiato si distingue il mercato dei prodotti, il mercato del lavoro e il mercato dei capitali.
A seconda poi che le contrattazioni avvengano tra consumatori e imprese o tra imprese, e quindi in relazione alle quantità scambiate, si distingue rispettivamente tra mercato al dettaglio e mercato all'ingrosso.
In base all'apertura del mercato agli operatori economici di altri Paesi, si distingue tra mercato aperto e mercato chiuso.
In relazione alla dimensione del mercato, cioè alla sua estensione geografica di riferimento, si distingue ancora tra mercato locale, nazionale, europeo, internazionale, sebbene questa ultima classificazione abbia perso gran parte della sua importanza con l'avvento della new economy.

LA DOMANDA E L'OFFERTA DI MERCATO

La domanda e l'offerta di mercato non sono quelle individuali che, come sappiamo, si riferiscono al singolo consumatore e al singolo imprenditore, ma quelle collettive o aggregate, risultato della somma delle domande e delle offerte individuali.
Conviene precisare questi concetti.

La domanda individuale è la quantità di un bene o servizio che un soggetto è disposto ad acquistare a un determinato prezzo in un determinato momento.

La domanda collettiva (o di mercato) risulta dalla somma delle domande individuali nell'ambito di un determinato mercato.

L''offerta individuale è la quantità di un bene o servizio che la singola impresa è disposta a vendere a un determinato prezzo in un determinato momento.

L'offerta collettiva (o di mercato) risulta dalla somma delle offerte individuali nell'ambito di un determinato mercato.

Ricorderemo che in base alle leggi della domanda e dell'offerta, le variazioni del prezzo determinano mutamenti direttamente e inversamente proporzionali rispettivamente alla quantità offerta e di quella domandata.
Queste stesse leggi trovano applicazione anche per la domanda e l'offerta collettiva trattandosi, come abbiamo detto, di grandezze aggregate. Pertanto, possiamo rappresentare graficamente la domanda e l'offerta di mercato con le due curve a noi note.

La reattività della domanda e dell'offerta di mercato alle variazioni del prezzo è indicata dal coefficiente di elasticità dato dal rapporto tra la variazione della quantità e la variazione del prezzo.
La domanda e l'offerta si dicono elastiche quando la reattività è elevata per cui la misura della variazione è superiore a quella subita dal prezzo. Al contrario, sono dette rigide quando le variazioni sono modeste anche a fronte di sensibili variazioni di prezzo.

Lo scioglimento del contratto e gli effetti del contratto nei confronti di terzi

Oggi durante l'ora di diritto abbiamo letto le due pagine relative allo scioglimento del contratto e gli effetti del contratto nei confronti di terzi.

LO SCIOGLIMENTO DEL CONTRATTO

L'art. 1372 c.c. nel primo comma dispone: Il contratto ha forza di legge tra le parti. Non può essere sciolto che per mutuo consenso o per cause ammesse dalla legge.

Analizziamo la norma per meglio capirne il significato.

- Il contratto ha forza di legge tra le parti significa che, una volta raggiunto l'accordo, le parti sono obbligate a rispettarne il contenuto come se fosse il contenuto di una legge.

- Non può essere sciolto che per mutuo consenso significa che, di regola, una parte non può, con decisione unilaterale, venire meno agli impegni assunti contrattualmente.
Può farlo solo con il consenso dell'altra parte, cioè raggiungendo con questa un nuovo accordo che rimuova gli effetti del precedente. Per esempio, se un imprenditore si fosse contrattualmente impegnato a inviarci una certa quantità dei suoi prodotti, potrebbe sciogliersi da tale impegno solo con il nostro consenso. In mancanza di questo mutuo, cioè reciproco, consenso, la parte che si rendesse inadempiente sarebbe tenuta a risarcire i danni causati.
Tuttavia, nel concludere il contratto, le parti possono lasciare aperta una vita d'uscita concordando preventivamente la possibilità, per una o per entrambe, di recedere unilateralmente. Si parla, in questo caso, di recesso convenzionale.
Il recesso convenzionale è spesso accompagnato dalla prestazione di una caparra penitenziale con la quale la parte che recede compensa l'altra per i disagi conseguenti al proprio ritiro.

- O per cause ammesse dalla legge significa che, talvolta, anche se le parti non lo hanno concordato, la legge consente ugualmente di sciogliersi dal vincolo contrattuale senza chiedere il consenso all'altra parte. Si parla, in questi casi, di recesso legale.

GLI EFFETTI DEL CONTRATTO NEI CONFRONTI DI TERZI

Poniamoci una domanda: potrebbe mai accaderci di scoprire di essere debitori o di aver perso un diritto a causa di un contratto al quale non abbiamo partecipato?
Per esempio, potrebbe accadere che l'amico con il quale abbiamo acquistato una baita in montagna la venda senza consultarci: noi ci troviamo obbligati a cedere la nostra quota al compratore?

La norma che ci rassicura in questo senso è nel secondo comma dell'art. 1732 c.c.: Il contratto non produce effetto rispetto ai terzi che nei casi previsti dalla legge.

Nessuno dunque può ritenersi obbligato per effetto di un contratto al quale non ha partecipato.

Costituiscono eccezione a questa regola generale:

- Il contratto a favore del terzo;
- Il contratto per persona da nominare.

venerdì 2 marzo 2012

Esercizi sulla circonferenza

Oggi durante l'ora di matematica l'insegnante ci ha consegnato un foglio con degli esercizi sulla circonferenza.

In questi esercizi sono anche disponibili le relative soluzioni ai problemi richiesti.

Se anche voi volete esercitarvi con degli esercizi inerenti alla circonferenza, di seguito vi riporto l'immagine del foglio in questione che ci è stato consegnato.

mercoledì 22 febbraio 2012

Rappresentazione dei numeri, la RAM, la memoria ROM e il BIOS, l'unità centrale di elaborazione, le interruzioni automatiche e il sistema operativo

Durante questi giorni, durante le ore di informatica, abbiamo studiato la rappresentazione dei numeri, la RAM, la memoria ROM e il BIOS, l'unità centrale di elaborazione, le interruzioni automatiche e il sistema operativo.

Di seguito vi riporto gli appunti di informatica relativi agli argomenti che abbiamo studiato.



























martedì 21 febbraio 2012

La conclusione (o perfezionamento) del contratto, la proposta irrevocabile, il patto di opzione e il diritto di prelazione

Oggi durante l'ora di diritto abbiamo letto le pagine relative alla conclusione (o perfezionamento) del contratto, alla proposta irrevocabile e al diritto di prelazione.

LA CONCLUSIONE (O PERFEZIONAMENTO) DEL CONTRATTO

Stabilisce l'art. 1326, comma 1, c.c.:

Il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell'accettazione dell'altra parte.

Individuare tale momento è di grande importanza perché solo da quell'istante i contraenti sono giuridicamente vincolati.
Possono verificarsi, a tale proposito, le seguenti ipotesi:

- I contraenti sono presenti oppure comunicano per telefono (sono, dunque, virtualmente presenti). In questo caso l'accettazione è immediatamente conosciuta dal proponente e il contratto si conclude all'istante. Tranne casi particolari, non è necessario, per il perfezionamento del contratto, che si dia inizio alle reciproche prestazioni. Le parti rimangono vincolate appena è stato raggiunto un accordo e nella maggior parte dei casi è sufficiente un accordo verbale;

- I contraenti sono distanti e comunicano tra loro per lettera, fax o altro mezzo. In questo caso, come prevede l'art. 1326 c.c., il contratto si perfeziona solo quando il proponente, ricevendo l'accettazione, ne prende conoscenza.

E se nel frattempo il proponente ci avesse ripensato?

L'ipotesi non è improbabile. Immaginiamo che un imprenditore, dopo aver inviato a un suo cliente la proposta di vendita di una partita di merce, riceva da un terzo un'offerta di acquisto più vantaggiosa. Che cosa può fare se nel frattempo gli è già arrivata la lettera di accettazione da parte del primo cliente?
Non potrebbe sostenere, per liberarsi dall'impegno, di non averne potuto prendere conoscenza perché, per esempio, era in viaggio?

Rende inutile il ricorso a questo tipo di espedienti l'art. 1335 c.c. rubricato presunzione di conoscenza:
La proposta, l'accettazione, la loro revoca e ogni altra dichiarazione diretta a una determinata persona, si reputano conosciute nel momento in cui giungono all'indirizzo del destinatario, se questi non prova di essere stato, senza sua colpa, nell'impossibilità di averne notizia.

Con tale disposizione l'ordinamento opera una presunzione legale di conoscenza: da un fatto noto (l'accettazione è giunta all'indirizzo del destinatario) risale a un fatto ignoto (il destinatario ha conosciuto il contenuto della comunicazione).

E se il destinatario non avesse potuto conoscere la dichiarazione perché era in viaggio d'affari o perché il documento è casualmente sfuggito all'attenzione sua o della sua segretaria?

Queste situazioni sono irrilevanti. La norma consente al destinatario di rimuovere gli effetti della presunzione provando di essere stato senza sua colpa nell'impossibilità di conoscere la dichiarazione, ma la giurisprudenza opera un'interpretazione molto restrittiva di questa disposizione. Come ha chiarito la Cassazione, il destinatario potrà superare la presunzione di conoscenza solo provando che questa è dovuta al prodursi di un evento eccezionale ed estraneo alla sua volontà come la forzata lontananza in un luogo non conosciuto e non raggiungibile né telefonicamente né per via epistolare (Cass. 1985m n. 450).

Non c'è dunque, in tema di contratti, alcuna possibilità di tornare sulle dichiarazioni fatte?

Non esattamente. Entro limiti di tempo piuttosto contenuti, si può revocare sia la proposta che l'accettazione.

Dispone in proposito l'art. 1328 c.c. che:

- La proposta può essere revocata finché il contratto non sia concluso.
- L'accettazione può essere revocata purché la revoca giunga a conoscenza del proponente prima dell'accettazione.

Semplificando:

- Se abbiamo inviato una proposta a un cliente e siamo in attesa della sua accettazione, possiamo sottrarci al nostro impiego revocando la proposta con un fax, un telegramma o per telefono, prima che giunga al nostro indirizzo l'accettazione del cliente che perfeziona il contratto;
- Se viceversa, avendo ricevuto noi la proposta, abbiamo spedito l'accettazione del contratto, ma a ogni dichiarazione diretta a persona determinata (Cass. 1992, n. 3908).

Ciò vuol dire, per esempio, che l'avviso di convocazione di un'assemblea o la comunicazione di assunzione o di licenziamento, o la lettera di incarico per una supplenza annuale, si danno per conosciuti dal destinatario quando giungono al suo indirizzo.

LA PROPOSTA IRREVOCABILE

Supponiamo di rivolgerci al titolare di un autosalone per chiedergli di vedere la nostra vecchia auto. Questo potrà essere disposto a impiegarsi per trovarci un compratore ma, ragionevolmente, vorrà essere garatito sulla serietà delle nostre intenzioni. Se dopo qualche giorno avessimo un ripensamento, infatti, egli avrebbe lavorato inutilmente.
E' possibile, allora che ci inviti a sottoscrivere una proposta irrevocabile di vendita. Di che cosa si tratta?

La proposta irrevocabile è una proposta di contratto che il proponente si impegna a non revocare prima del termine stabilito.

Dispone, in proposito, il primo comma dell'art. 1329 c.c.: Se il proponente si è obbligato a mantenere ferma la proposta per un certo tempo, la revoca è senza effetto.

In questo tipo di accordo è fondamentale che venga stabilito un termine perché l'ordinamento non favorisce vincoli perpetui. In mancanza del termine, la proposta deve comunque considerarsi revocabile, a prescindere dalla qualificazione che le è stata data (Cass. 1987, n. 3339).

IL PATTO DI OPZIONE

Il termine deriva dal verbo optare, che significa scegliere.
Supponiamo che ci sia un'azienda in vendita. Noi siamo interessati all'acquisto ma ci serve un po' di tempo per rifletterci o per controllare che si verifichino talune occasioni.

Per evitare che nel frattempo l'azienda venga venduta ad altri, possiamo concludere con il venditore un patto di opzione.

L'opzione è un accordo (un vero e proprio contratto) previsto dall'art. 1331 c.c., con il quale una delle parti si obbliga a mantenere ferma la sua proposta e l'altra si riserva il diritto di accettarla o di rifiutarla entro il termine stabilito.

IL DIRITTO DI PRELAZIONE

Il termine prelazione significa preferenza.

Il diritto di prelazione è il diritto di essere preferiti ad altri, a parità di condizioni, nella eventuale conclusione di un futuro contratto.

Tale diritto può derivare dalla legge, e allora si parla di prelazione legale, oppure da un accordo fra le parti, e allora si parla di prelazione volontaria.

Alcune ipotesi di prelazione legale sono previste, per esempio:

- Dalla l. n. (legge numero) 392 del 27 Luglio 1978, per la quale il proprietario che vuole alienare un immobile urbano locato per uso non abitativo deve prima offrirlo a parità di condizioni, al conduttore;
- Dall'art. 732 c.c. per il quale il coerede che intenda alienare la propria quota di eredità deve prima offrirla, a parità di condizioni, agli altri coeredi.

E se il diritto di prelazione legale non venisse rispettato?

Immaginiamo di aver ereditato una casa insieme a un nostro cugino e supponiamo che questo abbia ceduto la propria quota a un'impresa immobiliare senza averla prima offerta a noi. Cosa possiamo fare?
La prelazione legale consente di ottenere la restituzione della cosa anche dal terzo che l'abbia acquistata in violazione del diritto di prelazione (art. 732 c.c.).

Un'ipotesi di prelazione volontaria ci è offerta da questo esempio: immaginiamo di essere titolari di una TV privata e di essere interessati a comperare una emittente minore che tra breve potrebbe essere messa in vendita. Per assicurarci l'acquisto possiamo cercare di concludere con il proprietario un accordo nel quale conveniamo che, se e quando l'emittente in questione sarà posta in vendita, prima che ad altri e a parità di prezzo, verrà offerta a noi.

E se il patto di prelazione volontaria non venisse rispettato?

In questo caso, il titolare del diritto può chiedere il risarcimento del danno.

Ci sembra opportuno, a questo punto, sottolineare la differenza tra prelazione e opzione:

- Chi è titolare di un diritto di opzione si trova nella posizione di poter decidere se concludere oppure no il contratto di cui sono stati già fissati gli estremi;
- Chi è titolare di un diritto di prelazione può solo pretendere di essere preferito a terzi se e quando l'altra parte deciderà di contrattare.

Il costo fisso, variabile, medio, marginale e totale

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le pagine relative al costo fisso, variabile, medio, marginale e totale.

Vi riassumo brevemente ciò che abbiamo letto, spiegandovi i concetti del costo fisso, variabile, medio, marginale e totale.

I costi fissi sono quelli che non variano al variare della quantità prodotta.

Sono tali, ad esempio, i costi per l'assicurazione, i canoni di affitto, gli interessi pagati alle banche per i finanziamenti concessi, le quote di ammortamento dei macchinari, etc.

I costi variabili variano in funzione della quantità prodotta.

Sono variabili i costi per le materie prime, per l'energia, per la manodopera, etc.

Pensiamo ai costi che deve sopportare l'impresa produttrice di gelati per i coni, lo zucchero, l'energia elettrica: essi dipendono direttamente dalla quantità di gelati prodotti. Tuttavia, le spese per l'acquisto di questi fattori produttivi non aumentano in maniera uniforme. Quando la produzione è pari a zero essi sono nulli. Nella fase iniziale della produzione aumentano piuttosto lentamente, con incrementi meno che proporzionali, quindi sempre più rapidamente, sino al punto di subire incrementi elevatissimi anche al minimo aumento produttivo.

Il costo unitario medio o costo medio è dato dal rapporto tra il costo totale e la quantità prodotta.

Le variazioni del valore del costo medio, all'aumentare della produzione, sono influenzate sia dalla componente dei costi fissi, sia da quella dei costi variabili.
Il costo medio ha un andamento piuttosto regolare che segue l'aumento di produzione: dapprima diminuisce decisamente, per effetto della ripartizione dei costi fissi su un maggior numero di prodotti e delle economie interne; quindi, a partire dal livello produttivo in cui cessano gli effetti benefici delle economie interne, le diminuzioni si fanno più modeste, fino a un punto minimo in corrispondenza del quale il costo medio comincia a crescere. L'inversione di andamento si spiega con il fatto che le diminuzioni sul costo per unità di prodotto dovute alla ripartizione dei costi fissi, non bastano più a compensare gli aumenti dei costi variabili che, come sappiamo, quando hanno raggiunto un certo livello di sfruttamento degli impianti cominciano a crescere sensibilmente.

Formula del costo medio: CUM = CT/Q

Il costo marginale corrisponde alla variazione del costo totale che deriva dalla produzione di una unità aggiuntiva di prodotto.

Formula del costo marginale: CMg = CT - CT (n - 1)

Anche il costo marginale segue l'aumentare della produzione con andamento prima decrescente e poi crescente, ma l'intensità delle variazioni è decisamente più repentina. Infatti, nel costo marginale la componente dei costi fissi non esercita alcuna influenza: le variazioni dipendono esclusivamente dai costi variabili.

Il costo totale è l'insieme dei costi fissi e dei costi variabili che può definirsi, dunque, come l'insieme delle spese sostenute dall'imprenditore per realizzare l'intera produzione.

Formula del costo totale: CT = CF + CV

lunedì 13 febbraio 2012

La scelta della combinazione ottimale dei fattori produttivi e la teoria degli isoquanti

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le due pagine relative alla scelta della combinazione ottimale dei fattori produttivi e alla teoria degli isoquanti.

LA SCELTA DELLA COMBINAZIONE OTTIMALE DEI FATTORI PRODUTTIVI: COME PRODURRE?

Il problema delle scelte si presenta all'imprenditore in tutta la sua evidenza nel momento in cui egli è chiamato a decidere i fattori produttivi con cui intende realizzare la produzione.

Per meglio inquadrare la questione dobbiamo premettere che:

- I fattori produttivi hanno produttività diversa;

- Per la legge dei rendimenti decrescenti, la produttività di un fattore tende a diminuire per ogni unità aggiuntiva;

- E' possibile ottenere lo stesso risultato cambiando in maniera diversa i fattori produttivi; ad esempio, posso ottenere 500 ettolitri di vino sia impiegando tre operai e un trattore, sia un operaio e due trattori;

- L'imprenditore dispone di una determinata somma da spendere nell'acquisto dei fattori produttivi, e questi hanno costi diversi.

Ciò posto, il problema dell'imprenditore è quello di spendere la somma di cui dispone per acquistare quella combinazione di fattori produttivi che gli consente di ottenere la massima quantità di prodotto possibile. Si tratta, come ricorderemo, della condizione di equilibrio ispirata al principio del tornaconto edonistico.

Il ragionamento da seguire è quello marginalista, già adottato per la determinazione dell'equilibrio del consumatore. Se per un momento trascurassimo il diverso prezzo dei fattori produttivi, potremmo facilmente risolvere il problema. La combinazione ottimale sarebbe quella ottenuta spendendo tutto il capitale fino all'ultimo centesimo nell'acquisto di quantità dei fattori di volta in volta a più alta produttività, fino al punto in cui le produttività ,arginali di tutti i fattori si equivalgono.

Considerando P1, P2, ... Pn le produttività marginali dei diversi fattori, potremmo esprimere questa condizione di equilibrio con la formula seguente.

P1 = P2 = ... = Pn

Poniamo, ad esempio, che i fattori produttivi siano materie prime (M), lavoro (L) e capitale (K), e che abbiano differenti gradi di produttività, ma il medesimo prezzo unitario. In tal caso le scelte di impiego dell'imprenditore seguiranno l'ordine rigorosamente dettato dal grado di produttività.
La combinazione ottimale sarà pertanto di 4 unità di M e di L e 3 di K.

Avendo, tuttavia, i fattori produttivi costi diversi, l'imprenditore non potrà tenerne conto. Il dato che egli considererà sarà, quindi, quello della produttività marginale ponderata, vale a dire il rapporto tra la produttività marginale e il prezzo del fattore produttivo.

La combinazione ottimale di fattori produttivi, quella che realizza la massima quantità di prodotto in rapporto alla somma spesa, si ha nel momento in cui le produttività di prodotto in rapporto alla somma spesa, si ha nel momento in cui le produttività marginali ponderate dei fattori sono uguali.

LA TEORIA DEGLI ISOQUANTI

La combinazione ottimale dei fattori produttivi si può determinare anche utilizzando uno strumento diverso dalla produttività marginale ponderata.

Ogni impresa dispone di differenti tecniche per ottenere lo stesso risultato produttivo. Supponiamo, ad esempio, che un cantiere navale per costruire una barca a vela possa utilizzare sia manodopera specializzata, con più elevata produttività e maggior costo orario, sia manodopera non specializzata. L'impresa potrebbe scegliere di impiegare un solo tipo di lavoratore, ad esempio per 1000 ore di lavoro specializzato o 2000 ore di lavoro non specializzato, oppure una combinazione di entrambi i tipi, ad esempio 300 e 800, 500 e 500, 600 e 300 ecc.

giovedì 9 febbraio 2012

Il contratto

Oggi durante l'ora di economia politica è stato spiegato il contratto.

Il contratto costituisce il più diffuso modo di acquisto dei diritti e la maggior fonte di obbligazioni.

Definisce il contratto l'art. 1321 c.c.: Il contratto è l'accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.

Il contratto è un accordo, ci viene subito chiarito dal legislatore. E' un accordo, come ciascuno sa, è un incontro di più volontà. Se le volontà non si incontrano, il contratto non si forma e non sorge alcun vincolo giuridico.
All'accordo possono partecipare due o più parti. La prima ipotesi è più frequente: si svolgono tra due parti (e si dicono per questo bilaterali) i contratti più comuni come la vendita, la locazione, l'appalto, il mutuo, il trasporto.
Possono essere plurilaterali, invece, i contratti costitutivi di società, di associazione, di consorzio, nei quali, generalmente, le parti sono più di due.

Successivamente la norma offre una sintesi dei possibile contenuti del contratto chiarendo che con esso si può:

- Costituire un rapporto giuridico: pensiamo ai contratti di locazione, di assicurazione, di mutuo che costituiscono, cioè creano, rapporti che prima non esistevano;

- Regolare un rapporto giuridico: pensiamo agli statuti delle società o ai regolamenti di condominio che regolano, cioè disciplinano, i rapporti societari o condominiali;

- Estinguere un rapporto giuridico: pensiamo all'accordo con cui le parti decidono di porre fine a un rapporto preesistente.

Infine la norma pone un limite di grande rilevanza: il contratto costituisce, regola o estingue solo rapporti giuridici di natura patrimoniale.
Che cosa vuol dire? Vuol dire che un accordo tra due o più parti può definirsi contratto solo se ha per oggetto rapporti valutabili economicamente.

mercoledì 8 febbraio 2012

Esercizi sul Present Perfect e sul Past Simple

Oggi durante l'ora di inglese abbiamo svolto degli esercizi sul Present Perfect e il Past Simple.

In pratica questi esercizi consistevano nel completare dei mini-dialoghi utilizzando o il Present Perfect o il Past Simple.

Di seguito vi riporto tali frasi da completare in modo che anche voi possiate esercitarvi.

____ (you / ever / been) to Mexico?
No, never. I only ____ (go) as far as the Mexican border when I ____ (be) in California years ago.

Why don't you go to a Japanese restaurant with your friend?
Good idea. She ____ (never / be) to one before.
What about you, Jane? ____ (you / ever / eat) Japanese food?

____ (your parents / meet) your girlfriend already, Sammy?
Yes, I ____ (take) her home and ____ (introduce) her to them last month.

I know Sally Robinson.
Really? ____ (you / meet) her recently?
Oh, no. A long time ago.
When ____ (you / meet) her?
I ____ (meet) her during the tour of Tunisia in 1989.
____ (he / ever / have) pneumonia before?
Yes, doctor. He ____ (already / have) it twice. He ____ (have) it ten years ago the first time, and then again last year.

It's nearly lunch time and I ____ (not see) Mrs Carter yet this morning. ____ (you / see) her?
Yes, I ____ (see) her when I ____ (arrive) in the office but she ____ (go) out soon afterwards.

We ____ (have) this house for about ten years. When we ____ (move) here er first ____ (rent) a flat in the city centre, but we ____ (not like) living there. So we ____ (start) to look for a house of our own until we ___ (find) this one. It ____ (be) love at first sight. There ____ (be) nothing in the garden, though. So we ____ (plant) some trees which ____ (now / grow) a lot, as you can see. We ____ (make) some changes and ____ (mend) some parts in the last few years.
Even though we ____ (spend) a lot of money for all this, we ____ (never / regret)buying it.

Sheila ____ (always / love) animals. She ____ (think) she would become a vet all her life, since she ____ (be) a child. In fact, last year, after she ____ (get) her A levels, she ____ (start) to study veterinary science. When she ____ (turn) four, her parents ____ (bring) her a puppy: they ____ (become) inseparable friends until he ____ (die) six years ago. Since then, she ____ (have) two Alsatians and three cats. When she ____ (enter) University, though, she ____ (leave) them at home with her parents, as pets are not allowed in the college.

Esercizi sulle disequazioni di secondo grado con il valore assoluto

Durante in questi giorni ci siamo esercitati con lo svolgimento delle disequazioni di secondo grado con il valore assoluto.

Di seguito vi riporto alcuni di questi esercizi che ho svolto a casa.







martedì 31 gennaio 2012

Present Perfect Continuous

Oggi durante l'ora di inglese è stato spiegato il Present Perfect Continuous.

Il Present Perfect Continuous sostituisce il Present Perfect nelle frasi con for, since o nelle domande con how long.

Esempio:

How long has it been raining?
Da quanto tempo sta piovendo?

It has been raining for two hours.
Piove da due ore.

La forma affermativa si costruisce con il soggetto + have/has + been + il verbo con la forma ing.

Esempi:

I have been teaching belly dancing for about 6 years.
You have been reading.
He/She/It has been reading.

La forma negativa si costruisce con il soggetto + have not/has not + been + il verbo con la forma ing.

Esempi:

I have not been reading.
You have not been reading.
He/she/it has not been reading.

La forma interrogativa si costruisce con have/has + soggetto + been + il verbo con la forma ing.

Esempi:

How long have you been living in Beirut?
Have you been reading?
Has he/she/it been reading?

venerdì 20 gennaio 2012

Esercizi sulla Partita Doppia

Durante questi giorni abbiamo svolto degli esercizi relativi alla partita doppia.

Di seguito vi riporto il testo di un esercizio con lo svolgimento che ho fatto e un esercizio che proverete a svolgere voi.

Gli esercizi comprendono l'analisi dei fatti amministrativi, la situazione patrimoniale e il conto economico.

Le variazioni economiche e finanziarie attive/passive le ho abbreviate in:

VFA: Variazione Finanziaria Positiva
VFP: Variazione Finanziaria Passiva
VEA: Variazione Economica Attiva
VEP: Variazione Economica Passiva

Il 21 Febbraio Giorgio Flavi di Arriccia inizia un'attività commerciale apportando un assegno bancario di € 35.000, denaro contante per € 10.000, un immobile valutato € 175.000, mobili e attrezzature d'ufficio del valore di € 15.000. Il giorno stesso apre un c/c intestato all'azienda presso la locale Banca di Roma versando l'assegno conferito.
Successivamente il signor Flavi effettua le seguenti operazioni (Iva ad aliquota ordinaria):

a) Il 24/02 ottiene dalla sua banca un'apertura di credito in c/c di € 70.000;
b) Il 28/02 riceve, dalla concessionaria Fiat, la fattura per l'acquisto di un automezzo strumentale dal prezzo di € 20.000 + Iva. Il regolamento avviene in giornata con A/B;
c) Il 02/03 riceve una fattura relativa all'acquisto di una partita di merci per € 36.000 + Iva; regolamento 1/3 con A/B e il resto dilazionato con Ri.Ba. a fine Aprile;
d) Il 15/03 emette fattura per la vendita, al prezzo di € 48.000 + Iva, del 60% delle merci acquistate; regolamento € 10.000 con bonifico bancario e il resto dilazionato a 2 mesi dalla fattura.

Presentare l'analisi dei fatti amministrativi, il conto economico e la situazione patrimoniale che evidenzi la composizione degli investimenti e dei finanziamenti alle seguenti date: 21/02, 28/02 e 15/03.









Il 10 Dicembre il signor Andrea Gotti di Cattolica costituisce un'azienda commerciale apportando i seguenti beni: denaro contante € 5.000, assegni € 12.000, mobili e attrezzature valutati € 17.500 e un fabbricato da adibire a magazzino, valutato € 220.000.

Successivamente l'azienda compie le seguenti operazioni:

11/12 Si versano gli assegni sul c/c bancario aperto presso la BNL;
11/12 Si sostengono spese di costituzione per € 2.500, di cui € 1.000 soggette a Iva, che vengono pagate in contanti;
13/12 Si ottiene dalla BNL una sovvenzione a 18 mesi di € 100.000, che è accreditata in c/c;
14/12 Si acquistano kg 60.000 di merce al prezzo di € 600 il q + Iva; regolamento dilazionato;
16/12 Si vendono i 2/3 delle merci acquistate come segue:
- Metà a un prezzo che consente un guadagno pari al 30% del costo;
- Metà a un prezzo che consente un guadagno pari al 20% del ricavo;
- Iva 20;
18/12 Si acquistano arredi al prezzo di € 30.000 + Iva; regolamento 1/3 con A/B e il rimanente con bonifico bancario a 45 giorni;
27/12 Si riscuote la vendita di cui al 16/12 come segue: 1/4 con A/B, metà con bonifico bancario e il rimanente ricevendo alcune cambiali;
31/12 Si estingue il debito verso fornitori di cui al 14/12 come segue; 10% con Ri.Ba. a 30 giorni, 50% con A/B e per il rimanente rilasciando un pagherò.

Presentare l'analisi dei fatti amministrativi, il conto economico e la situazione patrimoniale al 31/12.

mercoledì 18 gennaio 2012

Esercizi sugli aggettivi con Ed e Ing in inglese

In questo post vi ho spiegato come fare le frasi con gli aggettivi in inglese aventi Ed e Ing come finale. Inoltre vi ho anche fatto degli esempi scrivendo delle frasi in italiano e traducendole in inglese.

In questo post, invece, vi riporto alcuni esercizi da svolgere inerenti a tali aggettivi.

Tali esercizi sono stati svolti oggi in classe durante l'ora di inglese.

Complete the adjectives with -ed or -ing.
(Completa gli aggettivi con -ed o -ing).

1) What do you think is the most excit___ sport to watch?

2) What music do you listen to if you feel depress___?

3) What was the last interest___ TV programme you watched?

4) Have you ever been disappoint___ by a birthday present?

5) Which do you find more tir___, travelling by car or by public transport?

6) Are you often bor___ at work or school?

7) What's the most embarrass___ thing that's ever happened to you?

8) Are you frighten___ of any insects?

9) Do you feel very tir___ in the morning?

10) What's the most bor___ film you've seen recently?

Aggettivi con Ed e Ing in Inglese

Oggi durante l'ora di inglese è stato spiegato la differenza tra gli aggettivi con ed e ing in inglese.

La parte finale in ed si usa quando la funzione dell'aggettivo si riferisce alla persona che sta parlando o di cui si sta parlando.

Per esempio:

I am so frustrated (Io sono così frustrato).

He is so tired (Lui è così stanco).

La parte finale in ing si usa quando la funzione dell'aggettivo si riferisce alla cosa che lo è.

Per esempio:

It is so frustrating (è così frustante).

It is so tiring (è così stancante).

martedì 17 gennaio 2012

La Riforma a Zurigo

Oggi durante l'ora di storia abbiamo letto le due pagine relative alla Riforma a Zurigo.

La ribellione teologica trova terreno fertile anche in Svizzera e in primo luogo a Zurigo, dove il protagonista della Riforma è il canonico della cattedrale, Hildrych Zwingli (1484-1531). Nato in un modesto villaggio svizzero, Zwingli ha modo di compiere studi universitari a Vienna e a Basilea, per essere poi ordinato sacrdote e venir accolto nel 1518 presso la Cattedrale di Zurigo. Negli anni precedenti è stato profondamente influenzato da Erasmo e dalla sua visione di un rinnovamento sociale compiuto attraverso l'educazione; ma è quando arriva a Zurigo, dove quasi sicuramente riceve notizie della ribellione di Wittenberg, che comincia a maturare idee di rinnovamento religioso. Da 1519 inizia una sua innovativa attività di predicazione, tutta basata sulla lettura della Bibbia, nella quale - attaccando durante la corruzione della Chiesa di Roma - esalta l'ideale di una comunità cristiana rigenerata, di una sorta di repubblica di profeti, di una città interamente governata dalle Scritture e in particolare dalla Bibbia.
Un'ipotesi di questo tipo si fa strada in città, fino a convincere le autorità politiche ad accogliere le esortazioni del riformatore. E' così che, tra il 1524 e il 15125, Zwingli riforma la Chiesa di Zurigo; le immagini sacre, considerate fonti di idolatria, vengono distrutte, il celibato dei preti viene abolito (e Zwingli stesso si sposa), i conventi vengono chiusi, mentre i loro beni sono requisiti dalle autorità; infine, e soprattutto, la messa viene riformata, con l'abrogazione del sacramento dell'eucarestia.

Molti aspetti della Riforma zwingliana coincidono con quelli della Riforma luterana; ma sull'interpretazione da dare all'eucarestia come una sorta di cerimonia commemorativa del sacrificio di Cristo, negando che nel corso del rito si manifesti in qualunque modo un'effettiva Sua presenza; mentre Lutero, pur non accettando il dogma della transustanziazione, ovvero della trasformazione effettiva del pane e del vino nel corpo di Cristo, crede in una sorta di Sua compresenza nel pane e nel vino cerimoniale. La distinzione è sottile e tuttavia fa sì che luterani e zwingliani non trovino mai un solido e permanente terreno d'accordo.

Sotto la guida di Zwingli, il Consiglio cittadino accetta di fare di Zurigo una sorta di città santa, in cui politica e religione si fondono inestricabilmente; e ciò per convinzione, certo, ma anche per uno schietto calcolo politico, perchè i notabili cittadini vedono nella Riforma un'occasione per aumentare il proprio potere a spese dell'autorità ecclesiastica: il Consiglio comincia così a nominare i predicatori, istituisce un tribunale matrimoniale ed emana dei regolamenti per il controllo della morale pubblica.
La Riforma zurighese, però, rompe l'unità della Confederazione svizzera. Nel 1528 Zwingli tenta di costruire una Lega delle città e dei cantoni riformati che comprende ovviamente Zurigo e poi Berna, Basilea, Costanza, Biel, Mùlhausen, Sciaffusa, San Gallo e, dal 1530, Strasburgo: ma l'alleanza non è compatta nè forte militarmente. Molto più determinata è la cattolica Lega dei cinque cantoni (Lucerna, Uri, Schwyz, Unterwalden e Zug), che nell'ottobre del 1531 attacca Zurigo. I riformati sono sconfitti; il corpo di Zwingli - che ha guidato le milizie cittadine - viene trovato sul campo di battaglia senza vita dai nemici, e da costoro viene squartato e bruciato.
Ciò nonostante, però, i vincitori non infieriscono su Zurigo: infatti i contendenti sottoscrivono un trattato di pace che riconosce a ciascun cantone svizzero il diritto di decidere in materia di fede; e sino alla fine del XVII secolo sarà sulle base di questo trattato che verranno disciplinati i rapporti tra i cantoni riformati e quelli cattolici.

lunedì 16 gennaio 2012

Esercizi sullo stato patrimoniale e le note di variazione

Da qualche settimana in classe facciamo degli esercizi sulla situazione patrimoniale e sulle note di variazione.

Di seguito vi riporto un'immagine che raffigura un foglio con un esercizio sulla situazione patrimoniale e un altro con le note di variazione.

lunedì 9 gennaio 2012

La società di capitali

Oggi durante l'ora di economia politica abbiamo letto le due pagine relative alla società di capitali.

Nelle società di capitali i soci rispondono delle obbligazioni sociali limitatamente alla quota di capitale conferita, nei limiti cioè dell'apporto patrimoniale da essi effettuato e in cambio del quale hanno ottenuto i diritti di socio.

In questo caso la garanzia che la società offre ai creditori non è costruita dal patrimonio personale dei soci ma, principalmente, dal capitale sociale costituito dai conferimenti effettuati dai soci.

La struttura organizzativa delle società di capitali è rappresentata da una serie di organi attraverso i quali si esprime la volontà della società. Di solito si tratta dell'assemblea (in cui si riuniscono tutti i soci per deliberare, secondo il principio maggioritario, sulle questioni più importanti), dell'organo amministrativo (composto da uno o più amministratori nominati dall'assemblea, ai quali è affidata la gestione della società) e del collegio sindacale (organo di controlla della gestione anch'esso nominato dall'assemblea).

Per le società per azioni è previsto un più articolato sistema di gestione e di controllo (cosiddetto governance, caratterizzato dalla netta separazione dell'assemblea dall'organo di amministrazione e controllo dalla possibilità di adottare modelli gestionali alternativi a quello tradizionale.
Esistono due modelli di governance alternativi a quello tradizionale. Essi sono il dualistico e il monistico.

Nel modello dualistico l'amministrazione della società è affidata al consiglio di gestione, mentre al consiglio di sorveglianza spetta il controllo della gestione e numerose funzioni normalmente spettati all'assemblea dei soci (ad esempio, l'approvazione del bilancio, la nomina e la revoca degli amministratori). In questo modo si è voluto separare più decisamente la proprietà della società, rappresentata dall'assemblea dei soci, dalla gestione, affidata a organi professionali in possesso di competenze manageriali.
Alla proprietà spetta soltanto di nominare i membri del consiglio di sorveglianza, fissare l'oggetto sociale, deliberare in ordine alle modifiche strutturali della società, mentre la gestione della società viene affidata a manager dotati di ampi poteri decisionali.

Nel modello monistico il controllo di gestione è affidato al comitato di controllo, organo nominato dal consiglio di amministrazione al suo interno. In tal modo si è voluto dare vita a un sistema semplificato, estremamente flessibile, in cui lo stretto contratto tra organo di gestione e organo di controllo consente di realizzare una gestione dinamica e una semplificazione dei processi decisionali, realizzando risparmi di tempo e di costi. Tuttavia, la circostanza che il "controllato" nomini il "controllore" e che, anzi, l'organo di controllo altro non sia che una "costola" di quello di gestione, ha suscitato perplessità sull'effettivo grado di indipendenza dell'organo di controllo.