"Hai di quanto penosa difficile è descrivere la selva orrida e difficile a percorrersi che solo a ripensarvi ricrea in me la condizione di paura e di angoscia che vi provai".
"Io non so ora che racconto ciò che mi capitò, riferire come io penetrai dentro la selva, tanto ero assonnato, nel momento in cui abbandonai la via della verità".
Il sonno di cui parla il poeta è la premessa della caduta dei valori morali e religiosi. Il peccato si configura come una sorta di assonnante carenza di vigilanza e di chiarezza. Ma appena giunsi ai piedi di un colle, là dove terminava quella valle che mi aveva oppresso il cuore di paura, guardai in alto e vidi le sue pendici già illuminati dai raggi del sole che conduce l'uomo sulla retta via ovunque si trovi. La retta via è la via della virtù. Allora si placò un po' di quella paura che avevo accumulato nel profondo del cuore per tutto quel tempo buio che io vissi con tanta angoscia. E come lui (il naufrago) che uscito con il respiro affannoso dal mare sulla riva, si volge e guarda quell'acqua pericolosa, così il mio animo, che ancora fuggiva, si volse indietro a guardare quella selva (il mare e l'errore, oscura perchè non spende il sole segno del bene e di Dio), da cui nessuno era mai uscito vivo. Dopo che ebbi riposato un poco il corpo stanco, ripresi il cammino in quel luogo solitario e il mio piede fermo era quello che stava più basso. Ed ecco, quasi all'inizio della salita, una lonza agile e molto veloce (identifica la lussuria), ricoperta da un pelo macchiettato, e non mi si toglieva davanti il volto, anzi impediva tanto il mio cammino, che più volte stetti per tornare indietro, dopo essermi girato. Era il primo mattino e il sole affacciava nel cielo quelle stelle che già erano accanto a lui quando Dio, per amore, diede la prima spinta (nell'alto della creazione) a quei bei corpi celesti, così che mi inducevano a sperare in bene, riguardo a quella fiera dalla pelle maculata, l'ora mattutina e la stagione primaverile, ma non del tutto, perchè mi rinnovò la paura la vista di un leone (identifica la violenza). Questo sembrava che venisse contro di me con la testa alta e la fama rabbiosa. Sì che anche l'aria ne avesse paura. Ed una lupa (identifica la cupidigia e l'avarizia) che nella sua magrezza sembrava carica di tutti gli appetiti, questa mi causò tale sgomento, con la paura che sprigionava la sua presenza, così io persi la speranza di salire sul colle e come colui che accumula sempre maggiore ricchezza (l'avaro) se giunge il momento che perde tutto piange e si angustia in tutti i suoi pensieri, così mi ridusse quella fiera inquieta. Mentre io precipitavo verso il basso mi apparve dinnanzi gli occhi chi per un lungo silenzio appariva evanescente. Quando vidi costui in quel luogo solitario li gridai "abbi pietà di me chiunque tu sia spirito o uomo reale!". Mi rispose: "non sono uomo, ma lo fui, i miei genitori furono lombardi ed entrambi di Mantova. Nacque al tempo di Giulio Cesare, ma nell'ultimo suo periodo, e vissi a Roma sotto il grande Augusto al tempo dei falsi e dei pagani, fui poeta e cantai la storia di quel giusto figlio di Anchise (Enea) che fuggì da Troia quando fu incendiata. "Ma tu perchè ritorni verso tanta angoscia? Perchè non sali sul colle siede di beatitudine?". Oh, tu sei dunque quel Virgilio famoso saggio e poeta. Conviene trovare un altro cammino, no la via diretta al monte, perchè la lupa impedisce il cammino verso la virtù e la felicità. Molti sono gli uomini che si uniscono al vizio della cupidigia della lupa fino a quando un veltro (cane da caccia, un imperatore) la ucciderà (personaggio provvidenziale inviato da Dio a ristabilire l'ordine del mondo). Questo veltro non si nutrirà di possesso di terre o denaro, ma solo di valori supremi (sapienza, amore e virtù) che vincerà la cupidigia, massimo ostacolo alla giustizia. Da qui, umile l'Italia con i suoi eroi Camilla e Uralio e Niso morti nel conflitto tra i troiani e i latini per la supremazia del lazio. Virgilio poi dice a Dante che lo porterà via da lì in salvo attraverso un'altra strada non terrena. "Sentirai Dante le disperate grida di chi è dannato" dalla seconda morte (cioè quella dell'anima) perchè la prima morte è quella del corpo, e vedrai le anime del purgatorio che invece sono contente pur essendo nel fuoco della purificazione, perchè è sicura la speranza. Poi se vorrai vedrai il paradiso perchè gli altri due regni (inferno e purgatorio) sono necessari alla salvezza. Alle porte del paradiso troverai Beatrice a guidarti (la virtù dell'uomo è Virgilio, la luce divina è Beatrice). Per Virgilio che non seguì la legge di Cristo, perchè vissuto prima, è preclusa l'entrata in paradiso. Virgilio porterà Dante alla porta del purgatorio (la porta di San Pietro). "Allor si mosse, è l'ultimo verso e come il primo indica un cammino, ma dal cammino nell'oscurità o nell'angoscia si giunge al cammino della salvezza che lo porterà dalla miseria alla felicità.
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